Mario Borghese, senatore e vicepresidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, con una nota corregge a modo suo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale ha dichiarato che per fare votare gli italiani nel mondo lo Stato ha speso “un sacco di soldi”.
Secondo Borghese, il titolare della Farnesina “sbaglia, perché costi dei referendum abrogativi all’estero sono in proporzione ai votanti minori rispetto a quelli per il voto in Italia”.
“Non comprendiamo la presa di posizione” di Tajani, prosegue l’esponente del MAIE, “che si è lamentato dei costi elevati, con riferimento al voto all’estero. E’ risaputo, e non può sfuggire al titolare della Farnesina che il voto all’estero, in proporzione, costa meno di quello nazionale”.
“Pochi sapranno, inoltre, che per i cinque referendum di domenica e lunedì scorsi in America Latina la percentuale dei votanti è stata del 34,59%, superiore alla media registrata nelle regioni italiane.
Non è vero, dunque, che tutte le schede sono ritornate in Italia inutilizzate, come ha sostenuto Tajani.
Detto questo, l’ennesimo flop sul quorum referendario, che si ripete ormai da oltre un decennio, dimostra che l’istituto referendario va ripensato sia dal punto di vista del numero di firme necessarie per richiederlo sia per le materie che possono essere sottoposte al vaglio degli elettori, sia infine per quanto concerne l’organizzazione delle operazioni di voto.
Probabilmente – conclude Borghese -, bisognerebbe abbinare i referendum con altre elezioni nazionali, una election day farebbe risparmiare decine di milioni di euro favorendo una maggiore partecipazione al voto”.