E’ già passato un mese dalle elezioni e l’Italia è in una situazione di stallo che fa paura a tutti. Non si sa ancora se si formerà un governo, chi sarà eventualmente a guidarlo, quanto durerà la prossima legislatura. Una cosa però è certa: i nostri cari (carissimi!) parlamentari il loro bel primo stipendio lo hanno già preso, giusto in tempo per godersi la settimana di Pasqua in tutto relax e con la massima serenità. Già, perché con oltre 13mila euro in tasca, dopo appena un mese di lavoro (lavoro?), deputati e senatori possono certamente essere contenti, alla faccia della crisi, alla faccia di noi poveri comuni mortali che magari 13mila e passa euro tutti insieme non li abbiamo mai visti.
Lo so, è demagogico; lo so, è antipolitica; e va bene, è pure antipatico e sgarbato stare lì a fare i conti in tasca ai nostri rappresentanti parlamentari. Si dà il caso, però, che i soldi che finiscono nelle loro tasche siano soldi nostri, di noi contribuenti; si dà il caso anche che l’Italia stia affrontando un periodo di crisi eccezionale e vedere queste persone intascarsi tanti soldi per gironzolare per Montecitorio o Palazzo Madama come degli zombie dà fastidio. Si dà il caso, ancora, che loro dovrebbero dare l’esempio, prima di ogni altro. E invece no: loro parlano, auspicano, scrivono (chi lo sa fare) comunicati a gogo, smanettano su Facebook e Twitter, invocano “il bene del Paese”, ma alla fine la sensazione è che pensino sempre e solo alle proprie tasche, che stiano lì seduti a scaldare la poltrona perché è conveniente, nulla di più. Vorrei vederli, a duemila euro al mese, combattere per la poltrona con la stessa energia. Anche se probabilmente alcuni di loro, disoccupati miracolati dalle candidature sul web, farebbero le barricate anche per meno.
Twitter @rickyfilosa
































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