Roma – Peggio di così non potevano fare. Dallo scandalo Parentopoli alle sceneggiate televisive in occasione della nevicata, ‘Aledanno’ è riuscito a deludere tutti, dai nostalgici del littorio alla Chiesa, e lo ha fatto nell’arco di un solo mandato. Un recordman. Verrebbe anche da ridere, ma non basta la proverbiale giovialità romana per cancellare il malcontento verso un’amministrazione che si è fatta eleggere cavalcando la paura-stupri e che oggi dice che il sindaco non può governare il fenomeno senza l’appoggio dell’Interno. Sorpresa, lo diceva anche l’uscente Veltroni, ma lo sfidante lo accusava di permissivismo.
Il cittadino romano continua a pagare le tasse per vivere in una città dove una pioggia causa l’intasamento delle fognature (forse svuotarle periodicamente è diventato troppo difficile), una singola nevicata diventa un problema nazionale, buche e strade dissestate sono la normalità (si fa prima a contare quelle sane e, per farlo, basta una mano). Giunto all’apice dei suoi insuccessi, il nostro recordman dal passato missino è stato, suo malgrado, riconfermato in corsa per il Campidoglio e, tentando di evitare una misera figura alle urne, invoca da mesi le primarie.
Ha risposto all’invito Fabrizio Santori, annunciando la sua candidatura. Il presidente della commissione Sicurezza di Roma Capitale, da sempre critico nei confronti del suo stesso partito, è costantemente impegnato nel ricordare alla propria maggioranza gli impegni presi nel 2008 e rappresenta l’ancora di salvezza di quella destra ‘dura e pura’ che vorrebbe, semplicemente, una città pulita, ordinata e a misura d’uomo. In poche parole, una capitale europea.
Santori, lei è sempre stato una delle voci più critiche all’interno della maggioranza capitolina. Già in tempi non sospetti, prima ancora che montasse il malcontento per lo scandalo Parentopoli o per il caos neve, non aveva risparmiato critiche alla giunta Alemanno. Con quale programma si candida alle primarie?
“Il programma è in fase di realizzazione e sarà presentato ufficialmente nelle prossime settimane. La mia posizione è stata sempre critica ma molto costruttiva, ho sempre fatto in modo che le mie obiezioni ricordassero e riproponessero le proposte del programma elettorale con il quale ci eravamo presentati alle elezioni. Mi sono sempre sentito in dovere di riportare con i piedi per terra Alemanno e la maggioranza”.
L’impresa non sembra esserle riuscita visto che, a quattro anni di distanza, il programma di Alemanno è praticamente ancorato ai primi punti…
“Purtroppo è stato perso lo spirito del 2008 e tutto ciò è avvenuto per mancanza di coraggio. Candidandomi ho deciso di dare una scossa al Pdl e alla città di Roma, se avessi frenato questa possibilità mi sarei omologato con chi, nel partito, rimane fermo ad attendere lo scorrere degli eventi tradendo la voglia di rinnovamento che sprigiona dalla base. Ringrazio Alemanno per averci dato la possibilità di fare le primarie, però devo dire anche che è vergognoso l’atteggiamento del partito a livello nazionale. Tutti aspettano, ma non si sa che cosa. Non si può stare fermi e inermi in questo modo”.
Alemanno rappresenta l’unico caso di candidato già indicato dal partito che insiste per fare le primarie. Non vi sembra un modo ridicolo e grottesco per sfuggire a una probabile disfatta elettorale?
“È vero che, di solito, l’uscente non chiede con così tanta insistenza le primarie, ma ritengo che il sindaco lo stia facendo per attirare attenzione sul rinnovamento del partito. Alemanno vuole andare avanti e lo conferma anche la creazione della lista civica. Non credo che voglia trovare una via d’uscita anche perché, se così fosse, sarebbe molto grave. Sappiamo tutti che, per concludere in maniera ottimale un programma, servono almeno due consiliature e sarebbe un atto molto grave abbandonare Roma a metà dell’opera. Mi sono candidato proprio per trovare alternative di rappresentanza per i cittadini, ci sono margini di azioni per dare segnali dal basso e non per ‘scaldare i muscoli’ come invece ama dire Alemanno”.
Qual è stata la reazione del suo bacino elettorale tradizionale alla sua candidatura?
“C’è interesse ed entusiasmo, non solo tra miei elettori storici ma anche tra i molti che si sono avvicinati a me in parte perché delusi da Alemanno e in parte perché desiderosi di un rinnovamento”.
Di rinnovamento ce n’è stato anche troppo, rispetto alla destra del passato. La politica di Fiorito e dei festini alla De Romanis è molto lontana da quei solidi valori che avete sempre sbandierato, tipo “famiglia” e “istituzioni”… C’è ancora qualcuno nel centrodestra che ricorda queste parole?
“Noi abbiamo sempre sostenuto valori come onestà e buon governo, alcuni li hanno traditi ferocemente, hanno messo a rischio anche l’immagine di chi ha senso delle istituzioni, hanno infangato tutti e io stesso mi sono sentito offeso. Questa situazione ha macchiato tutti e, per reagire, bisogna unire le realtà buone e sperare che chi è ai vertici non ci chiuda la porta. Dobbiamo fare di tutto per evitare le basse percentuali che si preannunciano alle prossime elezioni”.
La sua operatività contrasta con lo stallo del partito a livello nazionale. Non pensa che, nonostante le promesse di Alfano, la segreteria non sia poi così attenta alle esigenze territoriali?
“Alfano ha parlato tanto e lanciato molte idee, ha ripetuto più volte che desiderava dei cambiamenti, ma noi li stiamo ancora aspettando. È vero, l’atteggiamento nazionale è statico, i parlamentari attendono di essere riconfermati e non sono sicuri nemmeno delle loro poltrone, la verità è che attendono l’evoluzione di una legge elettorale che dovrebbero fare loro stessi. Attendono un miracolo proveniente da non si sa dove mentre, sul territorio, c’è volontà di partecipazione”.
Con i recenti scandali, però, il Pdl rischia che questa “volontà di partecipazione” preferisca manifestarsi verso altri partiti…
“Sicuramente ci saranno meno voti rispetto all’exploit del 2008, tanti elettori di destra non voteranno per noi o esprimeranno la loro preferenza per altri movimenti che puntano sul populismo. Personalmente non sono a favore della denigrazione di questi movimenti ma, in politica, serve anche coesione sociale e attività sul territorio, non si può operare solo su internet. La situazione del centrodestra è sull’orlo del precipizio, bisogna fermare questa emorragia”.
Presenterà il suo programma nelle prossime settimane. Che cosa può anticipare ai nostri lettori? Quali saranno le differenze con il programma del sindaco Alemanno?
“Punterò su tre temi trascurati, soprattutto in periferia: nomadi, trasporti e rifiuti. I nomadi possono vivere, a mio avviso, solo negli otto campi attrezzati, per tutti gli altri deve essere applicato il decreto espulsioni”.
A proposito di trasporti, la mobilità pubblica di Roma non è certo degna di una capitale europea. Come pensate di smarcarvi da Parentopoli? Come spiegherete le centinaia di persone assunte in Atac tramite raccomandazione, e infilate in ufficio invece di utilizzarle almeno per guidare i mezzi, al cittadino che aspetta per ore un autobus?
“Su Parentopoli devono rispondere altre persone, non io. Mi sono candidato proprio per mettere in ordine la città. C’è bisogno del trasporto pubblico perché si crea meno traffico e più salute, serve sia per il turista che per il cittadino”.
Servivano molte cose, ma non sono state fatte.
“Non abbiamo chiuso nemmeno un’azienda di quelle previste da programma elettorale, dovevamo chiudere tutte le municipalizzate spuntate come funghi durante l’amministrazione Veltroni ma non l’abbiamo fatto. Serve un’unica holding che sia utile e le municipalizzate che non servono devono essere chiuse. Serve un taglio netto rispetto al passato. Personalmente, sono a favore della privatizzazione di Atac”.
Come intende affrontare il problema rifiuti?
“Si tratta di una questione legata alla scelta di una discarica che, invece, non c’è stata. Sono a favore della raccolta porta a porta in tutta la città, cinque anni non sarebbero stati sufficienti per realizzare tutto questo ma potevamo fare di più. Il risultato è che ora ci ritroviamo in una fase di empasse e un governo tecnico dovrà decidere sul futuro di Roma, siamo in queste condizioni perché, purtroppo, il sindaco non ha avuto coraggio”.
Da come parla, sembra che il suo nemico sia il suo stesso partito, più che il centrosinistra…
“Non è così. Nonostante le mie critiche ritengo che Alemanno abbia governato meglio del centrosinistra, ha salvato Roma da un deafult economico, però si è arrivati appena alla sufficienza rispetto a quanto promesso. Le aspettative erano alte e altre, collegate a scelte più coraggiose rispetto a quelle fatte. Serviva maggiore attenzione rispetto alle aspettative create nei cittadini, ad esempio ci siamo ritrovati alla guida delle principali aziende le stesse persone che il sindaco aveva attaccato mille volte, dicendo di volerle eliminare. Se dovessi vincere spero che la coalizione e il partito sostengano le mie idee, se dovessi perdere sosterrò il candidato contro il centrosinistra”.
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