Il circolo di un partito può diventare un punto di aggregazione e uno strumento di integrazione? Se ne è parlato nell’incontro "Il Pd in Italia e nel mondo. Ponte fra civiltà e strumento di integrazione" che si è tenuto ieri alla sede del Pd di Viareggio. La città della Versilia è un esempio della volontà di creare una società multiculturale e unita: il Comune e il sindaco Leonardo Betti stanno lavorando per creare di una Consulta dell’immigrazione che faccia parte del Consiglio comunale e favorire l’integrazione civile e politica dei cittadini stranieri che vivono lì. Tra i presenti, oltre al responsabile immigrazione e integrazione del Pd Viareggio, Giuseppe Dioguardi, anche il segretario del circolo del Partito democratico di Gerusalemme, Anna Mahjar Barducci, e il responsabile Pd italiani nel mondo Eugenio Marino, che hanno parlato delle tante realtà del partito nel mondo, del suo radicamento all’estero e del rapporto con i cittadini italiani che hanno lasciato l’Italia.
Tante le domande dal pubblico, interessato a conoscere il ruolo del Pd nel resto del mondo, "l’organizzazione del partito all’estero e le sue differenti articolazioni da un circolo all’altro", ha spiegato Marino. Un partito che ha saputo integrarsi in un ogni paese e diventare allo stesso tempo uno strumento di integrazione per le persone, assumendo ruoli diversi a seconda delle situazioni di ogni singolo contesto sociale: "Passiamo da un circolo come quello di Gerusalemme che funge da vero e proprio ponte tra le culture che coesistono nella città e nel Paese – racconta Marino – a quelli del Sud America dove il partito si mette a servizio della comunità, soprattutto degli anziani, a quella dei circoli europei che hanno una attività prettamente politica, proprio come qui in Italia".
"La partecipazione – dichiara Marino – è il primo passo verso l’integrazione" e in alcuni casi anche verso la coesistenza di diverse culture come ha spiegato Barducci, raccontando dell’esperienza del partito in Israele. Del circolo di Gerusalemme fanno parte sia israeliani che palestinesi; persone di fede musulmana, cristiana ed ebraica, oltre ad atei e agnostici: "Da questo punto di vista – racconta il segretario del circolo – siamo riusciti a riunire le varie realtà del Paese".
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