Sara’ l’abbraccio con i rifugiati del campo profughi di Moria il cuore della visita che Papa Francesco fara’ a Lesbo sabato prossimo. Lo attendono in 2.500 nel Centro di accoglienza della ‘Lampedusa greca’. Parlera’ a tutti, con 250 avra’ un saluto personale, poi il pranzo in un container con otto di loro, rappresentanti delle diverse realta’ e delle tante storie che drammaticamente approdano sui lidi di quest’isola.
"Sara’ una visita di natura strettamente umanitaria, non ci sono risvolti politici", ha sottolineato oggi il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, presentando il programma del tredicesimo viaggio internazionale di Bergoglio.
Non si placano le polemiche dopo l’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia. Un accordo "miope", lo ha definito in Vaticano il cardinale responsabile della Pastorale dei migranti, Antonio Maria Veglio’. E anche il Segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, proprio quel 18 marzo, giorno in cui fu siglato, aveva sottolineato come l’Europa debba considerare "umiliante chiudere le porte".
Ma il Papa va nell’isola greca, simbolo come Lampedusa e Idomeni, e tutte le frontiere esposte agli arrivi dei profughi, come segno di vicinanza concreta; e allora dire che la visita in se’ sia "una critica a quell’accordo non e’ corretto", ribadisce Lombardi. La forza dei gesti di questo pontefice sara’ ancora una volta piu’ forte di qualsiasi parola o polemica. E anche la rapidita’ della decisione, con i fratelli ortodossi, rileva quanto questa "emergenza" stia a cuore a Francesco. Gesti concreti di vicinanza saranno diretti anche alla gente di Lesbo che tanta solidarieta’ ha dimostrato ma che deve fare i conti con la difficolta’ di andare avanti in questa situazione. Tanto piu’ che la stagione turistica e’ alle porta e nelle isole greche e’ l’unica voce di entrata per l’intero anno.
Viaggio "umanitario ed ecumenico, questa e’ la chiave con cui va letto tutto", ha spiegato Lombardi. Francesco compira’ questa storica visita infatti con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, e l’arcivescovo di Atene e tutta la Grecia Ieronymos. E’ la chiesa cristiana, divisa per secoli, che si stringe per dare un segnale all’umanita’, per chiedere di non dimenticare questa gente che scappa dalle guerre ed altri drammi per poi trovarsi in prigioni a cielo aperto. Quello che e’ di fatto il Campo di Moria dove i rifugiati dovevano sostare un paio di giorni e da dove invece ora non possono uscire.
Ci sara’ il premier Alexis Tsipras ad accogliere Papa Francesco all’aeroporto di Mytilene e sara’ accanto ai tre leader religiosi per tutta la giornata. Ma niente discorsi pubblici, quasi un passo indietro, per fare in modo che questo appello, del Papa e dei suoi fratelli ortodossi, a non voltarsi dall’altra parte, possa essere il piu’ forte possibile. Francesco, Bartolomeo e Ieronymos pregheranno insieme, firmeranno una dichiarazione congiunta e alla fine renderanno omaggio ai tanti migranti che non ce l’hanno fatta, gettando in mare delle corone di fiori.
Il Capo della Chiesa cattolica avra’ un incontro anche con la sua piccola comunita’, poco piu’ dell’1% della popolazione in un Paese in cui la Chiesa ortodossa e’ quella ufficiale di Stato. Il che vuol dire che a Lesbo ci sono un centinaio di ‘anime’, guidate dall’unico parroco dell’isola. "Ma verranno alcune decine di cattolici anche dalle isole vicine e visto che non hanno la possibilita’ di rientrare in giornata per la mancanza di navi dormiranno nella stessa chiesa", riferisce Lombardi.
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