"Mai più schiavi. Siamo tutti fratelli e sorelle". Papa Francesco affida a Twitter il messaggio che sintetizza lo spirito dell’incontro avvenuto oggi alla Casina Pio IV in Vaticano fra i leader delle principali religioni del mondo. Sul tavolo una dichiarazione congiunta per l’impegno all’eliminazione entro il 2020 della schiavitù moderna e della tratta di esseri umani che coinvolge quasi 36 milioni di persone.
Nel testo firmato dalle principali autorità religiose del mondo si afferma che "agli occhi di Dio, ogni essere umano, ragazza o ragazzo, donna o uomo, è una persona libera, destinata a esistere per il bene di ognuno in eguaglianza e fraternità. Le diverse forme di schiavitù moderna, come la tratta degli esseri umani, il lavoro forzato e la prostituzione, il traffico di organi e qualsiasi altra pratica contraria ai concetti fondamentali di uguaglianza, libertà e pari dignità di ogni essere umano, deve essere considerata crimine contro l’umanità. Qui e oggi, assumiamo l’impegno comune di fare tutto il possibile, all’interno delle nostre comunità di credenti e all’esterno di esse, per ridare la libertà a chi è vittima di schiavitù o di tratta di esseri umani, restituendo loro speranza nel futuro. Oggi abbiamo la possibilità, la consapevolezza, la saggezza, i mezzi innovativi e le tecnologie necessarie a raggiungere questo obiettivo umano e morale".
In calce, le firme di Papa Francesco, dei rabbini Abraham Skorka e David Rosen, del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, dell’imam Mohamed Ahmed El-Tayeb, degli ayatollah Mohammad Taqi al-Modarresi, Sheikh Basheer Hussain al Najafi, dello sceicco Omar Abboud, di Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, delle autorità induiste (Mata Amritanandamayi) e buddhiste (Thich Nhat Hanh e Datuk K Sri Dhammaratana). L’incontro è stato organizzato dalla Global Freedom Network. Nel suo discorso, Papa Francesco ha spiegato che "ogni azione che non considera l’altro uguale a noi costituisce un delitto aberrante. Dio è amore che si incarna in ogni essere umano: ognuno è uguale e deve vedersi riconosciuta la stessa libertà e dignità".