Astro nascente della lirica nazionale e internazionale, Erika Grimaldi, sempre più colleziona successi in Italia e all’estero affermandosi come un vero talento. La soprano astigiana in questo periodo ha avuto una full immersion di lavoro, tra la Messa Di Requiem (appena terminata) e le prove per l’Otello, penultima opera di Verdi in 4 atti, che andrà in scena al Regio di Torino dal 14 ottobre.
Nella prima ha emozionato a dismisura, con vasto consenso di critica e pubblico, poiché quando cantava arrivava dritta al cuore dello spettatore lasciando traccia indelebile, ed ora cresce l’attesa per vederla e sentirla nel ruolo di Desdemona insieme a un nutrito cast e al fianco di Roberto Frontali (già intervistato da ItaliaChiamaItalia).
Nell’intervista a seguire con Erika ripercorriamo momenti significanti della sua carriera passando per Verdi, ma partendo da una Desdemona fotografata in maniera sapiente per approdare a fatti di cronaca con la sincerità e dolcezza tipica del soprano piemontese.
A breve interpreterai Desdemona in Otello al Regio di Torino. Similitudini e differenze tra Desdemona e Erika.
“Nello svolgersi del dramma Desdemona vive una fedeltà oggi quasi incomprensibile al suo amore per un Otello che, vittima inconsapevole di una trama maligna, gli si rivolge contro come carnefice. E’ certamente difficile misurarsi personalmente e come artista con una sublimazione così estrema dell’amore, una sorta di vocazione di cui la stessa Desdemona diviene consapevole solo poco prima di morire. Per quanto mi possa riconoscere nella fermezza con cui la protagonista affronta la grave difficoltà, quando mi sono avvicinata allo studio del ruolo sono entrata solo gradualmente a contatto con un mondo in cui i sentimenti sono vissuti in una dimensione così totalizzante da divenire inevitabilmente la causa stessa del dramma. Ma, a pensarci bene, la donna si é sempre contraddistinta per la capacità e la forza di accettazione vissuta proprio come forma di coraggio e non di rassegnazione, sconfitta o sottomissione”.
Un tuo pensiero su Giuseppe Verdi?
“Dal punto di vista della scrittura musicale è sicuramente tra i più grandi autori: apprezzo e mi emozionano le sue composizioni per la lirica dolcezza unita ad una intensità tale da sfociare in quei tratti eroici che lo hanno eletto rappresentante primo della stessa identità nazionale tra ottocento e novecento. La sua composizione è chiara, lineare, ritmica, a volte impervia e con una notevole alternanza, per quanto riguarda la voce, di elementi di lirismo e di virtuosismi lirico drammatici che impegnano a fondo un cantante, che deve districarsi tra sonorità che vanno dall’uso della piena voce a ‘filati’ e ‘picchettati’…”.
Erika, nonostante tu sia molto giovane già porti in scena ruoli verdiani che hanno una tecnica vocale complessa…
“La possibilità di misurarsi con questi ruoli è legata oltre che al percorso fisiologico di maturazione della voce, ad uno studio attento, che ho avuto la fortuna di effettuare con l’aiuto competente dell’insegnante che ormai da molti anni mi segue; ho quindi potuto approfittare senza timori dell’opportunità datami dal Regio di Torino di debuttare nel ruolo di Amelia Boccanegra, la mia prima interpretazione verdiana. Adoro le eroine verdiane di molte opere, anche se alcuni ruoli non possono ancora fare parte del mio repertorio: ma non ho certo fretta di percorrere a tappe forzate uno sviluppo vocale ed interpretativo che richiede ancora anni di lavoro”.
Hai raccolto successi ovunque, dalla Carmen di Bizet al Teatro Lirico di Cagliari e la Contessa d’Almaviva ne Le Nozze di Figaro all’Opera National di Montepellier a Mimì ne la Bohéme di Puccini. Quale il ruolo e il compositore che più ti piace?
“Il ruolo a cui sono più affezionata è Mimî de La Bohème, uno dei primi grandi ruoli che ho cantato ed ho potuto progressivamente maturare in un gran numero di produzioni diverse e che riproporrò ancora in Italia ed all’estero nella prossima stagione. Ho però un ricordo molto particolare del debutto nel ruolo della Contessa, nobilitato da magnifici costumi realizzati per l’occasione dallo stilista Gaultier, direttamente impegnato nella sartoria; non avrei mai immaginato di vivere una così piacevole parentesi, per quanto breve, nel ruolo di… modella!”.
Un debutto significativo con Anai in Moise e Pharaon all’Opera di Roma, cosa ricordi di quella serata?
“Sicuramente una grande emozione. Collaborare in diverse produzioni con il Maestro Muti è stato per me un privilegio, consentendomi la scoperta di un modo di lavorare, da parte del direttore, veramente approfondito su ogni dettaglio e con una grande conoscenza e rispetto delle esigenze del canto; per questo, nonostante avvertissi il peso delle aspettative anche nei miei confronti, mi sono sempre sentita sostenuta e rassicurata dal Maestro”.
Come commenti i fatti di cronaca accaduti in questi giorni al teatro dell’Opera di Roma?
“E’ sempre difficile giudicare dall’esterno vicende i cui esiti sono certamente maturati nel corso di anni ed a cui hanno probabilmente concorso responsabilità diverse; l’auspicio è che in ogni teatro prevalga l’obiettivo comune di onorare l’arte e dare continuità e sviluppo ad una tradizione culturale che è ancora, per fortuna, una eccellenza italiana riconosciuta a livello internazionale. Ritengo che il Teatro Regio di Torino rappresenti in quest’ottica un chiaro esempio positivo. Di fondamentale importanza è poi il contributo di chi come Voi dedica con competenza ed affetto una particolare attenzione alle vicende dell’arte italiana, rappresentativa nel bene e nel male del nostro paese”.
Qual è il tuo sogno nel cassetto a livello professionale?
“In generale, ogni artista desidera esibirsi sui palcoscenici più i sogni nel cassetto sono diversi, ma per scaramanzia… è meglio non tirarli fuori prima del tempo”.
Quali i tuoi prossimi appuntamenti lavorativi?
“Sarò Contessa nelle Nozze di Figaro per il Teatro Regio di Torino, interpreterò poi Micaela e Mimì in diverse produzioni in Italia ed all’estero, con la fortuna di tornare in Spagna e negli Stati Uniti dove quest’anno ho potuto apprezzare il particolare calore ed affetto che il pubblico riserva agli artisti italiani”.
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