Nel non troppo lontano Novembre 2011, come tutti sappiamo, il Cavaliere lasciò la poltrona di palazzo Chigi per fare posto ad un professore semisconosciuto di nome Mario Monti, preside alla Bocconi e stimato soltanto da tecnocrati e burocrati di settore. Una bella fortuna quella di essere piantati così, senza passare dalle urne, senza sviscerare la propria immagine pubblica, senza il “sacrificio” della campagna elettorale ma soprattutto, senza vincerle e senza nessun partito zavorra dietro. Un posto a “chiamata diretta” come fossimo tra interinali, con Re Giorgio a fare da agenzia di collocamento. Solo che quella storia, con ancora molte ombre, piano piano diventa sempre più chiara, riconsegnando alla storia quei tasselli mancanti per ascrivere il reale leit motiv del corso degli eventi.
Friedman, da ottimo e lucidissimo giornalista qual è, ha ricostruito questa calda stagione dello Stivale, incrociando le interviste a De Benedetti, Prodi e Monti, ed è riuscito a mettere quest’ultimo al palo facendogli vuotare il sacco. I contatti con il Colle, per un possibile avvicendamento con Silvio Berlusconi alla premiership, risalirono a diversi mesi prima. Quando lo spread era ancora al di sotto dei 200 punti base e il governo tutto sommato godeva di buona salute.
Basterebbero questi elementi per chiedere l’impeachment di Giorgio Napolitano, una poderosa invasione di campo nella vita governativa e parlamentare per sovvertire un uomo eletto da milioni di cittadini e con ancora una maggioranza da spendere. Eppure, siamo convinti che non si sia mosso da solo. La pressione dei mercati, le cancellerie franco-tedesche insofferenti, hanno farcito la torta di una trama losca e degradante ordita alle spalle di un popolo, checché se ne dica, pur sempre sovrano del suo destino.
Forza Italia oggi, assieme a Cinque Stelle, valuta l’alto tradimento in Parlamento, in virtù della sconcertante verità emersa su cui, se il Capo dello Stato non dovesse dare esaustivi chiarimenti, penderà la spada di Damocle. La scorsa settimana affermò: "Il governo di Monti non è nato per un mio capriccio". Già, ma è stato un bagno di lacrime per la democrazia.
Twitter @andrewlorusso
Discussione su questo articolo