Matteo Renzi e’ l’asso nella manica del Pd. Ma meno male che nel Pd non l’hanno capito. Il sindaco di Firenze parla di vecchi politici da rottamare, di un massimo di tre mandati parlamentari, di un nuovo modo di fare politica: è un esponente del Pd ma non è un fossile stile Bersani, è giovane, è moderno, conosce la tecnologia, è insomma un cittadino del terzo millennio.
Il Pd è ancora imbacuccato, fra parrucconi e personaggi ammuffiti. Rosi Bindi? Come si fa a parlare di rinnovamento con Rosi Bindi? Quale lavoro ha mai fatto Rosi, durante tutta la sua vita, se non passeggiare fra le vie di Roma e i talk show televisivi?
Renzi è il nuovo, è un buon amministratore, ha la faccia pulita e convince. Non se la tira, è affabile, e i suoi dicono di lui che sia sempre molto disponibile. Ciascun politico nasconde delle ombre, le avrà anche lui, e pensiamo che i giornali della nomenklatura ce le faranno conoscere al più presto. Nessuno e’ immune dall’errore, siamo umani. Che poi la macchina del fango sia pronta a spruzzare letame naturale o artificiale solo dove conviene e risparmi tutti gli altri personaggi a vario titoli coinvolti nella politica dei finanziamenti occulti e delle ruberie, l’hanno capito anche i bambini.
Tornando a Renzi, ci sembra che rispetto alla classe dirigente del Pd, si mostri e risulti molto più vivo e flessibile. Così vivo che piace persino a Silvio Berlusconi. Cosi’ flessibile che non dispiace agli elettori del centrodestra. E questo per il Pd, dove sono tutti vecchi inflessibili comunisti dipinti di nuovo, è davvero un peccato imperdonabile.
Matteo Renzi è l’asso nella manica del Partito Democratico, ma meno male che il Pd non l’ha capito.
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