8 agosto, si celebra oggi la Giornata Nazionale del Sacrificio e del Lavoro Italiano nel Mondo, in occasione delle commemorazioni per la tragedia di Marcinelle, in Belgio, dove nella miniera di carbone del Bois du Cazier persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani.
A Marcinelle oggi è presente una delegazione – ne fanno parte anche diversi parlamentari eletti all’estero – guidata dal sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. Toccherà proprio a lui leggere durante le celebrazioni il messaggio che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha inviato a tutti gli italiani residenti all’estero.
"La commemorazione dei nostri connazionali caduti sul lavoro ripropone la centralità del lavoro quale motore insostituibile della vita di ogni singolo individuo: la nostra Costituzione, sin dal primo articolo, fa del lavoro un principio cardine del nostro sistema sociale e fondamento stesso della Repubblica”, scrive il capo della diplomazia italiana, che continua: “L’attuale contesto economico europeo e le difficoltà vissute in questi anni dal progetto di integrazione rendono oggi il lavoro e la promozione dell’occupazione una sfida fondamentale a cui Stati membri e Istituzioni comunitarie non possono sottrarsi”.
Poi il pensiero del ministro va al tema dell’immigrazione: “Il ricordo di Marcinelle, tragedia del lavoro, ci fa inevitabilmente pensare al grande dramma dei nostri giorni, quello dei migranti nel Mediterraneo, spinti come i nostri emigranti dalla ricerca di un futuro migliore lontano dalle proprie radici, dalla propria casa, dai propri affetti. Anche in questo caso l’Europa è chiamata a dare una risposta comune ad un fenomeno che non può e non deve essere motivo di divisione, e contrasto, ma deve trasformarsi in un momento di riflessione che ci consenta di riaffermare l’autentico spirito di condivisione alla base dell’avvio del processo di integrazione europea”.
In tanti, oltre a Gentiloni, partendo dalla tragedia di Marcinelle arrivano al paragone con l’immigrazione che in questi anni e ancor più negli ultimi mesi giunge dall’Africa sulle coste italiane. Anche Mirko Tremaglia, indimenticato ministro degli Italiani nel mondo e padre del voto all’estero, durante il suo ultimo viaggio a Marcinelle disse: “Scendiamo in campo per difendere i diritti di chi è costretto a lasciare il proprio Paese per motivi di sopravvivenza sua e della propria famiglia. Non dimenticatelo. Non dimenticatelo perché ritroviamo nelle situazioni di oggi dei confronti e dei paragoni con quelle di ieri”. Il riferimento era, anche allora, ai tanti immigrati che dal Nord Africa scappavano dalla guerra e dalla fame, per arrivare in Italia con la speranza di migliorare la propria condizione economica e sociale. Tanti di loro, durante quei viaggi della speranza, sono finiti in fondo al mare e lì ancora oggi riposano. Per molti immigrati il Mediterraneo si è trasformato in una tomba.
Certo è che paragonare l’emigrazione italiana di qualche decennio fa all’immigrazione selvaggia di cui l’Italia e l’Europa sono vittime, è profondamente sbagliato. Chiunque faccia questo paragone – e sono in tanti, purtroppo – mischia mele con pere. Dall’Italia partiva manodopera qualificata, dall’Africa oggi arrivano poveri disgraziati senza né arte né parte, uomini donne e bambini che come bestie vengono caricati su dei barconi e una volta in mezzo al mare sono lasciati al proprio destino. Giunti in Italia, tanti di loro pur di sopravvivere sono disposti a fare qualsiasi cosa, anche ad entrare nel mondo della criminalità. Così spaccio, contraffazione, rapine, sono non poche volte l’unico modo perché questi poveretti possano mettersi un pezzo di pane in mezzo ai denti.
Gentiloni sbaglia a fare paragoni azzardati oggi, come Tremaglia sbagliava allora.
Su questo riflette anche il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, che ricorda come tanti italiani, tra cui molti veneti, “morirono nelle viscere della terra, in quella che fu una strage che lascio’ centinaia di vedove e di orfani. Loro sono il simbolo di un’emigrazione che parla di sfruttamento, di condizioni di vita e di lavoro talvolta disumane, di una piaga che va ancora e costantemente combattuta, laddove si manifesta, anche nel nostro Paese”.
Allo stesso tempo, prosegue Zaia, “va affrontato tale fenomeno ‘al contrario’, cioè quello dei flussi disordinati di persone che non scappano dalla guerra, dalla povertà o dalla fame, ma rincorrono il guadagno facile mischiandosi subdolamente a chi ha realmente bisogno di aiuto, alimentando spesso un circuito di illegalità e criminalità. Paragonare questa immigrazione a quella di cui furono protagonisti i veneti negli anni e nei secoli scorsi sarebbe mancar loro di rispetto".
Ricky Filosa, coordinatore del MAIE in Centro America, pensa invece ai tanti italiani, giovani e meno giovani, costretti a lasciare il proprio Paese perché in Italia non riescono a trovare lavoro: “Oggi a lasciare l’Italia sono giovani preparati, professionisti, che al posto della valigia di cartone portano con sé laptop e tablet, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: migliorarsi, progredire a livello economico ma anche umano. Nell’ultimo periodo – prosegue l’esponente del Movimento Associativo Italiani all’Estero – sono sempre più gli italiani che lasciano la Penisola per recarsi oltre confine, in cerca di quelle possibilità che l’Italia non sembra più in grado di dare: a loro, Marcinelle ricorda che anche fuori dal proprio Paese non sempre è facile raggiungere la felicità, e che se non si è disposti a sacrificarsi, almeno all’inizio, difficilmente si raggiungeranno risultati. Forse è vero che oltre confine le opportunità sono maggiori, ma è anche vero che senza impegno e tanta forza di volontà non si ottiene nulla, in nessuna parte del globo”.
IL MESSAGGIO DI MATTARELLA "Nonostante siano trascorsi ormai quasi sessant’anni, il ricordo dei 272 lavoratori che hanno perso la vita nella tragedia di Marcinelle, e’ vivido e presente in tutti noi. Desidero esprimere, a nome mio personale e dell’Italia intera, la piu’ sincera solidarieta’ ai familiari delle vittime della tragedia e salutare tutti coloro che mantengono vivo il ricordo del sacrificio dei minatori del Bois du Cazier". Cosi’ il il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato in occasione del 59° anniversario della tragedia di Marcinelle.
"Il dramma che costo’ la vita a 136 connazionali – aggiunge – costituisce un doloroso monito per tutti coloro che hanno responsabilita’ di garantire la sicurezza del lavoro, in ogni Paese e in qualsiasi settore, affinche’ eventi tragici come quelli che oggi ricordiamo non abbiamo piu’ a ripetersi. E’ una battaglia di civilta’ alla quale tutti dobbiamo contribuire, nella consapevolezza che anche prestando costante attenzione al tema della sicurezza sul luogo di lavoro, si potra’ fermare e consolidare sempre piu’ la dignita’ della persona umana. In questo spirito, rinnovo a tutti i presenti i miei sentimenti di commossa partecipazione e vicinanza", conclude il capo dello Stato.
OGGI IL FILM SU RAI UNO Nel 59.mo anniversario della sciagura mineraria di Marcinelle, avvenuta l’8 agosto del 1956, oggi alle 21.15, Rai Uno trasmetterà il film "Mineurs-Minatori-Minori" diretto nel 2007 dal regista Fulvio Wetzl, con Franco Nero, che racconta la storia della massiccia emigrazione avvenuta negli anni 1950 dall’Italia verso le miniere del Belgio. Il film è realizzato con l’importante apporto delle Acli del Belgio e il contributo della regione mineraria del Limburg ed è prodotto con il contributo della Regione Basilicata oltre che con il sostegno del Centro Lucani nel Mondo "Nino Calice" e delle associazione dei lucani nel mondo e le associazione degli emigrati italiani.
"Mineurs", che è stato anche proiettato al Parlamento europeo nel marzo scorso, documenta l’esperienza italiana ed in particolare lucana dell’emigrazione verso le miniere del Belgio, unico film in assoluto ad averlo fatto in modo puntuale e con assoluta fedeltà storica e documentale, cogliendone non solo gli aspetti drammatici, ma soprattutto il grande contributo ed esempio che il popolo italiano ed in particolare lucano hanno dato come emigranti.
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