Gli americani cucinano in casa più di quello che si può immaginare. Bene o male, con gusti diversi questo è un altro discorso, ma c’è una novità, o meglio una tendenza relativamente nuova che ha celebrato il suo ingresso nella gastronomia fatta tra le mura domestiche delle cuoche, ma anche dei cuochi, statunitensi. È l’olio d’oliva extravergine, un prodotto di origine mediterranea, che fa parte della tradizione culinaria soprattutto italiana, con radici antichissime, ma che nel tempo si è trasformato in un elemento indispensabile in cucina. E non solo in Italia o in Europa, ma adesso in tutto il mondo. Per avere però dell’olio buono, di alta qualità, bisogna andare soprattutto in Italia ed è quello che fanno negli Stati Uniti.
Anche in USA ci sono gli uliveti, si produce olio, soprattutto in California, terra accompagnata da un clima simile a quello italiano, ecco perchè da lì esce un ottimo vino e anche le olive stanno cercando di ritagliarsi uno spazio. Ma quando si parla di alta qualità non ci si può rivolgere che all’Italia e negli States i nostri oli non hanno rivali: la metà infatti delle importazioni in America arrivano dalla Penisola. Gli Stati Uniti rappresentano il mercato d’elezione per gli oli italiani. Rispetto al 2011, nel 2012 le forniture dall’Italia sono aumentate in volume del 10%. Gli Stati Uniti, secondo le stime più recenti, hanno acquistato dall’Italia circa 110.000 tonnellate di oli vergini per un corrispondente valore di 307 milioni di euro. L’Italia detiene una quota del 54% in quantità e del 58% in valore delle importazioni statunitensi di oli vergini.
Numeri significativi che qualche anno fa potevano anche essere, in percentuale, maggiori, ma un dato importante è che con la crescita delle importazioni, l’aumento della popolarità dell’olio nelle case americane, nonostante l’agguerrita concorrenza guidata dalla Spagna, l’Italia ha mantenuto e consolidato la propria leadership. L’analisi dei dati in valore infatti mostra un andamento in linea con i dati in volume e sottolineano una progressione del 9% rispetto al 2011. Per quanto riguarda le vendite al dettaglio sul mercato statunitense l’olio d’oliva, all’interno delle tipologie di olio vendute, rappresenta il 15% in volume ed il 37% in valore. Sul totale dell’olio venduto in confezioni da litro il 59% è rappresentato da olio extra vergine di oliva ed il 62% delle confezioni è realizzato in vetro. Oltre a questi dati bisogna anche aggiungere che la bottiglia da mezzo litro è la più venduta. Se questi sono i numeri relativi all’Italia, guardando invece l’olio d’oliva con una prospettiva più ampia, coinvolgendo tutti gli Stati Uniti, si può vedere come il mercato americano sia di proporzioni illimitate anche in questo particolare, e oggi diventato indispensabile, prodotto. In tutto il mondo infatti gli States sono il primo Paese per quello che riguarda le importazioni: quest’anno, e i dati si riferiscono soltanto al mese di marzo, e sono anche le ultime cifre rese note, le importazioni hanno raggiunto 33.208 tonnellate, una quantità cinque volte superiore rispetto al Brasile (6.592) che nella graduatoria segue gli americani al secondo posto, quale maggiore importatore non europeo.
La passione per l’olio d’oliva, soprattutto quello extravergine, si può dire che lentamente stia contagiando poi anche quelle zone che, per tradizione, non avevano mai avuto l’olio tra i propri ingredienti in cucina. Un esempio su tutti è la Cina che ha segnato un +17% sempre prendendo in riferimento ai dati di marzo. Ma la popolarità dell’olio d’oliva negli Stati Uniti è portata anche dalla televisione: negli USA non si contano le trasmissioni nel piccolo schermo con i grandi chef come protagonisti, senza dimenticare che ci sono poi anche i canali tematici dedicati alla gastronomia, perchè il cibo, ovunque si guardi, resta sempre uno dei principali business. E se nelle cucine statunitensi al comando, per quello che riguarda i pasti preparati in casi, ci sono le specialità americane, al secondo posto, e non poteva essere diversamente, è la gastronomia italiana che non ha rivali, distanziando, di parecchio, la cucina messicana e più in generale latina che ormai è diventata internazionale.
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