Sono un umile collezionista di menu e debbo buona parte della mia raccolta agli amici che girano il mondo e mi portano le testimonianze dei ristoranti che frequentano nei luoghi più sperduti, dal Vietnam all’Islanda… Penultimo arrivo: una decina di menu dalla Grecia con amore, l’amore è di mia figlia Marta in vacanza in quei luoghi… E l’ultimo?
Ho avuto un menu bellissimo qualche ora fa e lo cito perché, a parte la grafica, che mostra pesci deliziosi, c’è un segno culturale insolito e apprezzabile. Il ristorante, con tanto di dedica di Gianni e Teresa, si chiama “L’aragosta”: a Nocera Terinese Marina, in provincia di Catanzaro. Non lo conosco, è stato un mio nipote, Riccardo, a portarmi questo graditissimo omaggio.
Il biglietto da visita del menu è stuzzicante: “Questo ristorante nasce per soddisfare una clientela selezionata, gente che ama il mare e sa capire se quello che sta mangiando è il top o meno, soprattutto quando si tratta di pesce da servire anche crudo come nel nostro caso”. A seguire, Gianni e Teresa hanno proposto una citazione di Epicuro: “Almeno per me non so pensare il bene se tolgo i piaceri del gusto, quelli dell’amore, quelli dell’udito, e i soavi moti che tramite la vista ricevo dalle forme…”. Accipicchia! Basta e avanza per convincermi a tornare presto in Calabria e ordinare “linguine alla seppia nel suo nero con ricotta secca” e il “filetto di sarago sotto crosta di patate silane”.
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