Vi é sicuramente un aspetto positivo in questo caos che attraversa la cosiddetta societá civile dell’Europa Occidentale e ancor di più di quella Mediterranea. L’economia, la finanza, le nuove realtà entrate nel tessuto “vecchio” della “vecchia” Europa, hanno lasciato segni inconfondibili, a volte traumatici, nella popolazione, e in Italia vi si é aggiunto anche un caos politico-istituzionale che il Paese forse non aveva ancora conosciuto in queste forme e dimensioni.
L’aspetto positivo sta nel fatto che sono scomparse o stanno scomparendo le “ideologie” intese come tenaglie mentali e politiche che condizionano e rallentano la soluzione dei problemi. Dittatori, uomini forti, uomini della Provvidenza non hanno più ragion d’essere in Europa, dove anche le forti personalità devono misurarsi tra loro e sottostare a pesi e contrappesi.
La caduta delle ideologie porta tra le sue conseguenze una nuova forma di gestione della Cosa Pubblica, che deve saper intercettare i bisogni e gli interessi dei cittadini e occuparsene trasversalmente con l’obiettivo di agire per il bene comune. I nostri politici non l’hanno ancora capito e continuano i loro estenuanti giochi di potere che producono solo ritardi e inefficienze. Le liti fra i partiti, fra le correnti dello stesso partito, tra gli stessi leader o presunti tali, insomma fra le tante “prime donne” della politica hanno congestionato i percorsi e deteriorato il rapporto tra cittadini e istituzioni.
Lo sviluppo positivo delle società europee, sempre più istruite ed esperte, ha portato anche a ricercare più offerte politiche tra le varie proposte. Sono aumentate le offerte per adattarsi ai sempre più numerosi desideri e/o esigenze delle popolazioni.
Tutto questo é molto bello e democratico e non dovrebbe essere oggetto di critica, tutt’altro; ma ha un risvolto della medaglia negativo: frammenta la rappresentanza. Favorisce quindi indirettamente l’impossibilitá di arrivare al 51% (traguardo già di per sé molto difficile da raggiungere) e porta alla mediazione infinita se non si raggiunge un compromesso proprio nella considerazione della validità di ogni visione politica che cerchi soluzioni possibili. Alla fine gli accordi, se arrivano, sono spesso lontani dall’iniziale idea gestionale. Non mi piace questo stato delle cose ma devo ammettere che é inevitabile!
Non mi piace mediare, ma oggi bisogna farlo più che mai. Non mi piace il compromesso, ma é la conseguenza logica della citata frammentazione derivante dalla fine delle ideologie. Il perché é semplice: o un partito (quello che sia) raccoglie il 51% o devo lavorare con alleati.
I partiti quindi e i loro leader, devono sedersi al tavolo per trattare prima con i propri collaboratori, iscritti, simpatizzanti, poi con le contro-parti politiche e sociali, poi con i media (per averne un appoggio) poi con le istituzioni, poi con l’opinione pubblica…poi…poi…
Bello e democratico, come ho detto, ma ideale per societá che possano contare su istituzioni forti, funzionanti e serie e non per altre che invece non sono state capaci di dotarsi strutture istituzionali snelle e efficienti. Quindi: dialogare, dialogare, dialogare!
Il partito, ma soprattutto il gran-capo (ci vuole un gran-capo!) deve obtorto collo dialogare, iniziando dal suo gruppo dirigente; ha il gravoso ma inevitabile compito di ascoltarne le opinioni, le idee, i consigli; poi naturalmente farne una sintesi e prendere le decisioni che verranno presentate a tutte quelle altre forze elencate prima per essere di nuovo ri-discusse, ri-mediate, ri- compromesse, ri-elaborate…e forse finalmente attuate.
Le monarchie assolute non ci sono più, i partiti adesso devono compiere questo grande sforzo di adattamento alle nuove realtà locali dettate dalle esigenze delle genti; su questo i politici si giocano il loro futuro e quello dei popoli che li eleggono.
L’Europa ha bisogno di futuro, il passato é già passato ed ha lasciato tante cose belle e meno belle, ma adesso l’Europa non é più il centro del mondo e deve capire che deve adattarsi alle nuove realtá (l’Asia che avanza…poi arriverà l’America del Sud…poi arriverà anche il tempo dell’Africa…), così come lo devono capire i partiti se vogliono ricevere l’appoggio dei cittadini, e quindi i leader politici e tutti quelli che “girano” intorno alla gestione della Cosa Pubblica. Potranno sperare di avere sempre più successo quanto più si apriranno alle nuove idee liberi da schemi e da catene ideologiche.
Utilitarismo, pragmatismo, decisionismo (come abbiamo visto…ahimé concertato!) e via verso il futuro. La ri-evoluzione non passa due volte, é tempo di prenderla al volo.
Discussione su questo articolo