Giovanni Orsina, docente di Storia contemporanea alla facoltà di Scienze politiche dell’università Luiss di Roma e autore dell’opera “Il berlusconismo nella storia d’Italia” del 2013, di cui e’ prossima l’uscita nell’edizione in lingua inglese, è un esperto di “berlusconismo”, appunto. Ed è convinto che “la destinazione ai servizi sociali, rispetto ai più ‘stoici’ arresti domiciliari”, “non comporterà una perdita di dignità politica e personale di Berlusconi agli occhi dei suoi elettori. Anzi, per altri versi potrebbe persino renderglielo ancor più simpatico. Da lì non verrà un calo di consenso che, invece, si registra ma per altri motivi, molto più politici".
Per Orsina "la perdita di consenso elettorale, rispetto all’apice raggiunto, è evidente: essa però è dovuta più agli errori o alle delusione degli elettori per questioni legate alle sue scelte politiche o di governo, che non per le vicende giudiziarie. A incidere di più sono state diverse promesse non mantenute e l’incapacità ad affrontare la crisi economica al punto da rassegnare le dimissioni da premier”.
Inoltre, “Berlusconi è dall’estate scorsa che di fatto non fa più politica, perchè ossessionato dalla sua condanna e dai suoi effetti, che si riverberano sulla sua persona e sulla famiglia, sulle sue aziende e anche sul partito. Non e’ stato in grado, almeno finora, di garantire la sopravvivenza a se stesso del suo partito e apparato politico e l’individuazione di eredi politici, siano essi ‘familiari’ o meno".
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