Diplomazia a tutto campo, forniture militari, riforme economiche: l’Egitto di Abdel Fattah Sisi gonfia i muscoli e si prepara a riconquistare quel ruolo di potenza regionale e protagonista del mondo arabo offuscato da tre anni di instabilita’ politica interna. Il presidente egiziano, che sabato scorso ha ricevuto al Cairo il premier Matteo Renzi – in una delle prime visite di rilievo di un leader europeo nel Paese – e’ volato ieri sera a Gedda, in Arabia Saudita, per una girandola di incontri con i vertici sauditi.
La versione ufficiale sugli incontri e’ stringata: al tavolo dei colloqui si e’ parlato delle crisi regionali, da Gaza alla Libia passando per Iraq e Siria, e soprattutto del rilancio dell’economia egiziana, attraverso robuste iniezioni di denaro necessarie per le grandi opere come il ‘raddoppio’ del Canale di Suez o il potenziamento dell’aeroporto del Cairo. Riad e’ di gran lunga il principale finanziatore della nuova era egiziana, con fiumi di dollari che fanno impallidire gli aiuti dell’Unione europea e quelli Usa.
La stampa egiziana tuttavia ha posto l’accento su molte altre questioni che preoccupano Riad e Il Cairo. "Non e’ un segreto che sia l’Egitto che l’Arabia Saudita abbiano vissuto con grande disagio negli ultimi tre decenni con l’influenza dei gruppi musulmani radicali, gli stessi che avevano aiutato a nascere negli Anni 70, in cooperazione con l’intelligence Usa per combattere l’invasione russa in Afghanistan", ha scritto il filogovernativo al Ahram. E questo disagio, insiste il quotidiano citando fonti diplomatiche arabe e occidentali, "non e’ solo verso al Qaida e le sue nuove versioni come lo Stato islamico, ma anche con Hamas – per i suoi legami con l’Iran – e il movimento integralista libanese Hezbollah", di ispirazione sciita. Dalla destituzione di Mohamed Morsi, un anno fa, i rapporti tra le nuove autorita’ del Cairo e quelle di Hamas siano molto piu’ che di semplice ‘disagio’, con l’Esercito egiziano in Sinai che continua a distruggere tunnel e a colpire depositi di missili che i jihadisti sparano contro Israele.
Ma se a Gaza, in Iraq e Siria, l’Egitto di Sisi puo’ giocare al momento soprattutto una partita politica, facendo pesare il suo ruolo di rinnovata potenza regionale, e’ chiaro che tutti gli occhi sono invece puntati sulla Libia, dove la comunita’ internazionale nel suo complesso ha chiesto al Cairo di manovrare per la stabilizzazione del Paese.
Tra qualche giorno nella capitale egiziana si svolgera’ un vertice dei Paesi confinanti, mentre una delegazione del Cairo e’ andata di persona a congratularsi con il nuovo presidente del Parlamento libico, costretto a riunirsi a Tobruk dopo la proclamazione del ‘Califfato di Bengasi’ da parte dei jihadisti. Sisi e’ atteso a Mosca dove incontrera’ Putin: fonti della presidenza egiziana hanno voluto sottolineare che al centro degli incontri moscoviti ci sara’ la fornitura di armi – dai caccia di ultima generazione ai sistemi di difesa missilistici – fino anche a una cooperazione militare piu’ stretta suggellata da manovre congiunte. Ma si dovra’ attendere per capire se si tratta di messaggi diretti agli Usa e all’Occidente, o come appare piu’ probabile della nascita di una nuova alleanza strategica capace di stravolgere gli assetti mediorientali.
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