L’archeologia fa rivivere ciò che sembra appartenere solamente al passato. Lo dimostrano i risultati scientifici e di cooperazione bilaterale raggiunti in Yemen dalla Missione archeologica italiana e saranno illustrati a Roma lunedì 11 e martedì 12 giugno, nel corso di due intense giornate nelle quali studiosi e ricercatori si divideranno tra la Farnesina e il Museo Nazionale d’Arte Orientale.
Le due sedi faranno da scenario a un convegno nato con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’azione sostenuta con successo dall’Italia per la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale e archeologico dello Yemen. L’evento, inoltre, sarà occasione per ricordare il professore Alessandro de Maigret, scomparso il 14 febbraio 2011, che ha fondato e, per trent’anni, diretto la Missione archeologica italiana, attualmente sotto la guida della dottoressa Sabina Antonini.
Il Convegno si articolerà in due sessioni. La cerimonia di inaugurazione si svolgerà presso la Sala Aldo Moro del Ministero degli Affari Esteri con la partecipazione degli ospiti istituzionali e l’intervento di un rappresentante del sottosegretariato Mae; successivamente il convegno si sposterà presso la Sala degli Specchi del Museo Nazionale di Arte Orientale.
L’evento è solamente l’incipit di un progetto più ampio, che prevede una mostra al MNAO in ottobre e la pubblicazione del relativo catalogo e di un volume sulla storia dell’arte dello Yemen antico. Il programma fa parte di una lista di azioni finalizzate a sostenere il Paese nell’attuale transizione, nella tutela del suo patrimonio culturale e nello sviluppo delle relazioni culturali con l’Italia, con l’obiettivo di conferire una linea più specificamente italiana al complesso delle azioni in corso nello Yemen.
“Il mio intento è portare avanti le ricerche con lo stesso spirito con cui la missione ha sempre operato, stimolando il rapporto di mutua amicizia e collaborazione con la controparte yemenita e la capacità di farsi accettare dalla comunità in cui si opera, nel pieno rispetto delle regole locali – spiega Sabina Antonimi – Lo Yemen, come tutta la Penisola arabica, è un campo di ricerca ancora poco esplorato, dove ogni anno si fanno importanti scoperte innescando dibattiti internazionali molto vivaci sulle origini della civiltà sabea e sulla formazione dell’Islam”.
“Non dimentichiamo che l’alto livello di sviluppo raggiunto nell’antichità dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo è dovuto anche alle relazioni che essi ebbero con il mare Arabico – suggerisce infine Antonimi -, grazie agli intensi scambi commerciali, sia via mare che via terra con la Carovaniera dell’incenso, che si formava proprio nello Yemen e che attraversava tutta la Penisola, rimasta in uso sino all’avvento dell’Islam”.
Insieme alle iniziative di capacity building dedicate a istituzioni del comparto sicurezza-giustizia e a quelle per il sostegno alla società civile, alla comunicazione democratica e al dialogo, il programma illustrato nel corso della conferenza stampa offre un contributo al patrimonio culturale yemenita valorizzando il Paese come area di attrazione ideale e professionale per studiosi, ricercatori e archeologi yemeniti e come elemento di valorizzazione turistica locale, in considerazione della futura stabilizzazione.
Il convegno vedrà la partecipazione, da parte yemenita, del ministro della Cultura della Repubblica dello Yemen, Abdullah Awbal Mandooq Saleh, dell’Ambasciatore yemenita, Khalid Abdulrahman al-Akwa, e di rappresentanti ufficiali della Organizzazione Generale per le Antichità e i Musei.
Da parte italiana ed europea parteciperanno ospiti istituzionali del MAE, del MiBAC e de L’Orientale di Napoli, prestigiosi studiosi italiani e stranieri sudarabisti e i direttori delle altre principali missioni archeologiche che operano in Yemen, tedesca, francese e russa.
La Missione Archeologica Italiana, sostenuta negli anni dal ministero degli Affari Esteri, può vantare successi scientifici riconosciuti a livello internazionale, considerati determinanti per la conoscenza della civiltà antica dello Yemen ed ha il merito di aver formato generazioni di archeologi e restauratori yemeniti, che oggi occupano posti-chiave all’interno dell’Organizzazione Generale delle Antichità di quel Paese.
Gli scavi condotti nelle località di Barâqish (antico regno di Ma’in) e Tamna’ (antico Regno di Qatabân), e le attività correlate, hanno acquisito notevole notorietà accademica internazionale contribuendo in misura rilevante alla conoscenza della storia dell’antica Arabia Felix.
L’Italia è stato il primo Paese a stabilire con Sanaʿa formali relazioni diplomatiche, introducendo lo Yemen come soggetto delle relazioni internazionali. Il Trattato di Amicizia e di Relazioni Economiche fra l’Italia e lo Yemen, stipulato a Sanaʿa il 2 settembre 1926, pur operando in un periodo in cui le potenze europee perseguivano per lo più protettorati nei territori lasciati liberi dal decaduto Impero Ottomano, recita nel primo articolo: “…il governo di Sua Maestà il Re d’Italia riconosce la piena ed assoluta indipendenza dello Yemen e del suo Sovrano, Sua Maestà l’Imam Jahya”.
Fino a metà degli anni trenta del secolo scorso, l’Italia fu il principale Paese di riferimento per lo Yemen. Oggi l’Italia è nel gruppo dei principali Stati europei presenti nello Yemen ed è membro del gruppo “Amici dello Yemen”, che persegue e sostiene la stabilità del paese.
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