Molti amici mi hanno scritto di recente chiedendo se i miei ripetuti attacchi a tutte le forze politiche siano il preludio ad una discesa in campo. Voglio tranquillizzare tutti: non penso che sarò candidato alle prossime elezioni. Nessun progetto politico mi convince pienamente e, cosa non secondaria, nessun partito mi ha chiesto sin qui un’eventuale disponibilità. Mi reputo super-partes e mi arrogo quindi il diritto di partecipare a quante più riunioni possibili ascoltando le opinioni di coloro che invece non solo vogliono candidarsi, ma pensano di avere in tasca il biglietto per Roma.
Sono stato al congresso del Maie a Verona, ho partecipato all’assemblea del Ctim a Roma e sono stato a Lugano alla riunione indetta da Danilo Benevelli per lanciare la sua candidatura nel Pdl.
Ho parlato con quasi tutti gli aspiranti candidati del centro-destra in Europa ed ho avuto lunghe discussioni con i deputati uscenti.
Piaccia o non piaccia la grande novità delle prossime elezioni, per quanto riguarda noi italiani all’estero, sarà rappresentata dalla presenza del Maie in tutte le circoscrizioni. Ricardo Merlo ha fatto un grande lavoro in Sud America, ha visto crescere i suoi consensi, ha ridato dignità alla partecipazione degli italiani in quel continente arginando sia Pallaro sia Caselli che si sono rivelati due autentiche calamità per la nostra credibilità politica. Ora Merlo vorrebbe esportare il suo movimento in tutto il mondo, forte anche dell’appoggio garantitogli da Pierferdinando Casini.
In Europa, il coordinatore Gianluigi Ferretti, lavora da tempo alla costruzione di una squadra competitiva ed ha creato una rete di consenso non indifferente prendendo un po’ alla sprovvista le altre forze politiche. Il Pdl è in crisi da tempo e in queste ultime settimane sono volati gli stracci. Massimo Romagnoli oramai corre da solo, Simone Ceramicola ha contestato apertamente i due coordinatori europei: a livello nazionale, il Pdl ha perso oltre la metà del suo elettorato e i suoi dirigenti sembrano tutt’altro che contenti dell’annunciato ritorno del Cavaliere, sfiduciato per giunta dai vertici del PPE con modalità che, qualsiasi sia l’opinione che si abbia su Berlusconi, lasciano perplessi per via di quella che eufemisticamente si potrebbe definire come un’ingerenza poco opportuna nella vita del nostro Paese.
Nel 2008 il Pdl, che aveva inserito nelle sue liste i candidati della Lega (Plebani, Zanella, Garavaglia), e che poteva contare sull’appoggio di Lombardo, raccolse, in Europa, il 32% dei voti, mentre, a livello nazionale, lo schieramento di centro-destra ottenne il 47% dei consensi, vale a dire quindici punti in più, a testimonianza del minor consenso di Silvio Berlusconi tra i nostri connazionali in Europa. Se il trend dovesse ripetersi, dato che a livello nazionale Pdl e Lega sono accreditati al massimo al 25%, il Pdl in Europa stenterebbe ad arrivare al 15%, sempre che la Lega non decida di correre da sola e in quel caso il Pdl potrebbe perdere altri punti.
Con questo scenario il Pdl perderebbe di sicuro un deputato e sarebbe a rischio l’elezione del senatore.
Il Pd, nonostante la squallida vicenda Giacchetta, dovrebbe raccogliere il 40/42% dei voti e confermare agevolmente sia i tre deputati sia il senatore uscente. Chi potrebbe battere il Pdl? Azzardo una mia ipotesi: o il movimento di Grillo o una lista “montiana” in cui confluiscano coloro che a livello nazionale sostengono l’agenda del professore: Fli, Udc, Montezemolo.
Il brand montiano avrebbe sicuramente più appeal di una lista del solo Maie che, per scelta dei suoi dirigenti, non si sta esprimendo sui grandi temi di politica interna ed internazionale che invece sono fondamentali per determinare il successo o l’insuccesso di una proposta politica tra i nostri connazionali in Europa. Vale la pena di ricordare che in Europa, rispetto al Sud America, il tasso di partecipazione alla vita attiva della nostra comunità è di gran lunga inferiore: lo prova anche il rapporto tra i voti di lista e le preferenze ottenute dai singoli candidati. Nel 2008 Merlo ottenne 50 mila preferenze, Di Biagio e Picchi raggiunsero a stento le 14 mila.
L’elettore in Europa vota sulla base della politica nazionale, partecipa in misura ridotta alla vita associativa, conosce poco e male i singoli candidati e gli organismi di rappresentanza. All’assemblea di Benevelli, sabato scorso, ho provato a chiedere ai partecipanti se sapessero cosa fosse il Cgie. Silenzio tombale finchè Dino Peverelli rispose: «Cos’è il Cgie? Una marca di lavatrici!!!».
Alla luce di queste considerazioni è dunque immaginabile un raggruppamento che includa Maie, Fli ed altri movimenti in Europa? Che includa Ferretti, Gardelli, Billè, Brusa ma anche Zaccarini, Caruso? Non molto a dire il vero. Ci sono troppi personalismi e, se non vi sarà un intervento delle segreterie romane, sarà molto difficile che quest’unione possa realizzarsi. In quel caso il Maie probabilmente, penso, correrebbe da solo, lasciando la «lista per l’Italia» nelle mani di Fli che si presenterebbe in Europa come il partito del «Presidente Monti» incassandone i dividendi. A mio modesto parere la frammentazione potrebbe rivelarsi fatale, specie per la conquista del seggio di senatore alle spalle del Pd. Ferretti, Di Biagio e Merlo, se condividono la linea di Fini, Casini, Montezemolo, dovrebbero sedersi attorno ad un tavolo ed unire le loro forze. Solo così potrebbero fare il pieno dei voti ed affermarsi come secondo partito in Europa alle spalle del Pd.
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