Prosegue in Senato la discussione sulla riforma del Parlamento e della forma di Governo. Riforma del Parlamento significa anche riduzione dei Parlamentari e, per alcuni, eliminazione della circoscrizione estero.
Spuntano anche strane idee, come quella del senatore Perduca (Pd) che ha invece proposto la presenza di eletti all’estero come "osservatori" senza diritto di voto, mentre gli eletti all’estero Micheloni e Randazzo (Pd) hanno ribadito le ragioni a sostegno del voto.
Pastore (PdL), Divina (Lega) e Del Pennino (Misto) avevano presentato emendamenti per abolire la circoscrizione estero giudicati improponibili dalla Presidenza del Senato. Cosa che non ha fermato Pastore che ha subito proposto una riformulazione e una "ricollocazione" del suo. Citati i brogli e le "vicende allucinanti" dello spoglio delle schede, Pastore ha aggiunto che "quello che più è importante, che forse è rimasto in gran parte quasi coperto da una sorta di omertà, è la funzione degli eletti all’estero: persone rispettabilissime legate all’Italia, del cui contributo siamo tutti consapevoli, ma in realtà non si sa bene se rappresentino gli interessi degli italiani all’estero oppure gli interessi dell’Italia all’estero, in queste Aule, o gli interessi degli italiani all’estero in Italia. Sono tre situazioni diverse che potrebbero e dovrebbero essere complessivamente riassunte nell’eletto all’estero, ma sinceramente mi è difficile individuare l’esercizio concreto di questa importante sovranità parlamentare". Con il suo nuovo emendamento "non propongo solo la soppressione della circoscrizione Estero, ma che nell’articolo 48 della Costituzione sia riconosciuta per i cittadini italiani residenti all’estero la legittimità del voto per corrispondenza, purché sia garantita la personalità del voto. Vi sono meccanismi che possono garantire ciò, però l’italiano residente all’estero deve votare persone candidate nel territorio nazionale".
Brogli e Di Girolamo anche nell’intervento del leghista Divina che, seguendo un copione tipico del suo partito, non ha mancato di citare il rapporto tasse-rappresentanza: "chi non paga le imposte di quel Paese e non è toccato dalle scelte che sono chiamati ad assumere le istituzioni del Paese, costui non può dare un giudizio su quel Paese, e per questo chiediamo l’eliminazione della circoscrizione Estero".
Della stessa idea Del Pennino, che ha riformulato il suo emendamento, chiedendo che "sia trasformato in un’appendice all’emendamento 1.211, così recitando: "Conseguentemente all’articolo 48 della Costituzione sono soppresse le parole da: "A tal fine" sino a: "determinati dalla legge"".
Ma anche il Partito Democratico è contro gli eletti all’estero. Questa mattina il senatore Perduca (Pd) si è detto d’accordo con Pastore a proposito di rappresentanza: "ieri il senatore Pastore ha svolto un ottimo intervento, che sottoscrivo al cento per cento assieme alla senatrice Poretti, relativamente agli eletti all’estero, ricordando una serie di problemi che sono emersi sia nel metodo di elezione, che anche, purtroppo, nelle persone che sono state elette, almeno in parte, ricordando, allo stesso tempo, che tutti gli altri sono pregevoli parlamentari italiani che fanno un lavoro pregevole e che, nella stragrande maggioranza dei casi, fortunatamente si interessano di questioni relative più all’Italia che agli italiani all’estero. A questo proposito, noi decidiamo in primo luogo di cancellare la possibilità, per la Camera e per il Senato, di avere degli eletti nella circoscrizione Estero e, in secondo luogo, di prevedere una modifica che trae spunto dall’esempio del Congresso degli Stati Uniti d’America. Noi chiediamo, con l’emendamento 1.209, che il secondo comma dell’articolo 56 della Costituzione venga modificato nel modo seguente: "Il numero dei deputati è di 618. Le circoscrizioni Estero eleggono 12 Delegati con funzione di osservatori del processo legislativo ma senza diritto di voto".
"Negli Stati Uniti – ha aggiungo – vi sono alcune isole caraibiche che sono rappresentate all’interno del Congresso, della Camera dei rappresentanti e non del Senato, che rappresentano gli interessi di queste popolazioni che, in effetti, fanno parte degli Stati Uniti, ma non hanno diritto di voto. È necessario limitare la possibilità di azione degli eletti nella circoscrizione Estero in Italia perché, ad esempio, come ricordava già il senatore Pastore ieri, la XV legislatura è stato sospesa, qui al Senato, per il voto di una persona che non si sapeva chi fosse, non si sapeva che cosa avesse fatto fino al giorno prima dell’elezione, dalla quale sono dipese le sorti di una legislatura, le cui ripercussioni quindi sono state esclusivamente sul territorio nazionale. Queste persone, chiedo scusa e ripeto che non stiamo parlando di persone ma di figure istituzionali, possono fare la differenza su leggi anche gravissime e drammatiche, le cui conseguenze non verrebbero subite dai loro elettori. Da una parte, quindi, c’è il discorso relativo alla questione fiscale, che in effetti può anche interessare alcune di queste persone, se hanno degli interessi economici, ma mi pare che le statistiche non confortano questo ragionamento. Poniamo però che in Italia si voglia, ad esempio, reintrodurre la pena di morte o cancellare la legge n. 194 del 1978 – come in effetti qualcuno vuole fare – e proibire l’aborto: ebbene, gli effetti dell’introduzione della pena di morte e della cancellazione della legge sull’aborto sarebbero sofferti soltanto da chi vive in Italia, magari in conseguenza del voto di un parlamentare eletto all’estero. Non si pone in questo caso un problema legato al principio "nessuna tassazione senza rappresentanza": la rappresentanza deve essere riorganizzata in modo diverso. È giusto tenere conto delle istanze, dei problemi e delle questioni sollevate anche dagli italiani all’estero, ma – ha concluso il senatore Pd – lo si può fare anche senza dare loro necessariamente il diritto di voto, perché – lo ripeto – c’è un forte sbilanciamento connesso alla presenza, all’interno delle Assemblee parlamentari, di chi non subisce le conseguenze dei propri voti".
Eletto all’estero, Micheloni (Pd) è intervenuto per ricordare ai colleghi che "il diritto di voto gli italiani all’estero ce l’hanno, l’hanno sempre avuto e non lo perdono. La legge che ha previsto la circoscrizione Estero ha cambiato solo la modalità di partecipazione al voto e dell’esercizio di tale voto. Forse potrò sorprendervi dicendo che diversi Comuni del Sud d’Italia vengono a fare la campagna politica per il sindaco, per le elezioni amministrative, nella regione di Zurigo, perché da lì partono gli elettori che tornano a votare e determinano poi il risultato elettorale. Questi sono i legami veri che ci sono tra l’Italia e gli italiani all’estero. E allora, non si può parlare di diritto. È un problema di esercizio di tale diritto. E i problemi che abbiamo avuto con il collegio estero, che ho definito – riallacciandomi all’intervento fatto in sede discussione generale – di inquinamento del collegio Estero – hanno avuto origine e hanno origine in Italia, nei partiti politici e nelle strutture italiane. Le comunità italiane all’estero sono vittime di questi inquinamenti".
"Mi sembra veramente singolare la differenziazione che si vuole fare tra cittadini italiani", ha aggiunto. "Mi sorprende che il collega Perduca trovi strano che un parlamentare del collegio Estero si occupi anche della legislazione nazionale. Noi siamo italiani e non lo siamo solo per una parte. Non mi risulta che la Repubblica appartenga ad alcuni senatori e deputati. La Repubblica appartiene agli italiani. Noi siamo cittadini italiani ovunque risediamo. In caso contrario, sarebbe stato più onesto ed utile qualche anno fa, quando l’apporto dei lavoratori italiani all’economia italiana ha permesso lo sviluppo del nostro Paese, che le migliaia di miliardi fossero rimandate ai mittenti. Ma questa politica non l’ha fatto. Mi sembrano veramente stucchevoli i discorsi fatti sul collegio Estero quando le responsabilità dei problemi risiedono in quest’Aula, in questo Parlamento, nella politica italiana e non nelle comunità italiane all’estero. Mi auguro che la Commissione bilancio esprima un parere favorevole sui tre emendamenti presentati, e sopratutto su quello che affronta un problema riguardante in particolare il Senato. Il testo della Commissione propone di ridurre la rappresentanza del collegio Estero a quattro senatori e a otto deputati. Il problema si pone soprattutto per il Senato. Oggi tutto il mondo è tagliato in quattro collegi, per cui vorrebbe dire un senatore per collegio. Per quanto riguarda la mia ripartizione, l’Europa, dove vivono 2 milioni e mezzo di italiani, vorrebbe dire creare un collegio uninominale per 2 milioni e mezzo di elettori. Per questo motivo, chiedo con gli emendamenti in esame di portare a cinque il numero dei senatori e a dieci quello dei deputati. Mi auguro che la Commissione esprima un parere anche su quell’emendamento che prevede addirittura un’ulteriore riduzione del numero dei parlamentari, portando a 500 quello dei deputati e a 250 quello dei senatori. Non capiamo la differenziazione tra otto, dieci, quattro o sei, perché si tratta di una parte integrante della nostra Repubblica".
"Sono certo – ha concluso tra gli applausi del Pd, ma anche dei senatori Pdl Fantetti e Firrarello – che l’Aula avrà un sussulto di intelligenza politica e respingerà gli emendamenti soppressivi, perché accogliere e sopprimere il collegio Estero in questo momento vuol dire tagliare i rapporti con milioni di italiani che vivono nel mondo. Credo che la politica abbia già largamente compromesso i rapporti con gli italiani che vivono in Italia, per cui si potrebbe almeno salvaguardare quelli con gli italiani che risiedono al di fuori del nostro Paese e continuano per esso a lavorare".
Anche Randazzo è intervenuto per denunciare il "fuoco concentrico sulla circoscrizione Estero portato con una pervicacia, una arroganza, una rabbia ed una energia degne di miglior causa. Se ne sono sentite, specie nella seduta di ieri e in particolare dai colleghi Divina, Pastore e Del Pennino, di tutti i colori. Si è detto di tutto e di più. Le giustificazioni e argomentazioni raffazzonate per chiedere la soppressione della circoscrizione Estero, o almeno la riduzione a minimi, insignificanti e inconseguenti termini della gia tanto sottovalutata e vilipesa rappresentanza parlamentare di quella circoscrizione, equivalente ad una Regione italiana di media grandezza, sono risultate deboli e spurie. Di quali colpe, di quali «negligenze e abusi» si accusano gli elettori italiani all’estero e i loro eletti? Per esempio, di non pagare le tasse e non contribuire all’economia nazionale. Come se non fosse mancato il massiccio contributo delle loro rimesse nel secondo dopoguerra alla rinascita di intere Regioni del Meridione e del Nord-Est. Come se non bastasse, oggi l’aureo fiume di miliardi, decine e decine di miliardi di euro all’anno del pagamento in Italia di pensioni estere, come ha ben illustrato il collega Micheloni per la sola Svizzera. Come se la diffusione del made in Italy all’estero non avesse la sua base primaria ed essenziale, il suo zoccolo duro, nelle comunità di consumatori italiani nel mondo. Non è vero quanto affermato dal collega Del Pennino che le liste degli elettori presso i Consolati non sarebbero allineate all’AIRE, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero dei Comuni; lo sono, quasi perfettamente. Il collega è rimasto fermo ad una situazione di svariati anni fa. Quando poi ieri il collega abruzzese Pastore, rappresentante di una Regione fra le più profondamente segnate dal fenomeno migratorio, ha evocato il caso Di Girolamo, ha dimenticato di dire che quello scandaloso viluppo di brogli nella ripartizione Europa della circoscrizione Estero ha avuto cause ed origini qui in Italia, fra l’altro, anche con il concorso di diplomatici. È l’unico caso in sei anni di voto politico all’estero provato e perseguito in sede giudiziaria. Tutte le restanti notizie, voci e allarmi circa colossali brogli del voto postale, dall’America Latina, al Nord-America, all’Europa, all’Australia, sono una paccottiglia di pettegolezzi, insinuazioni e sensazionalismi mediatici che non incidono sulla verità, la legittimità, la correttezza e l’efficacia del voto all’estero".
"Ieri – ha proseguito Randazzo – in questo dibattito è stata persino inserita la querula nota della situazione determinata nel 2006 dallo scarno paio di voti di maggioranza degli eletti all’estero nell’Aula del Senato, che hanno assicurato il varo e la pur perigliosa navigazione del Governo Prodi. Non si è di certo trattato di un misfatto, piuttosto resta vanto e motivo di onore di eletti all’estero l’aver contribuito in maniera sostanziale a tenere per due anni in piedi un Governo di discontinuità e l’aver resistito ad ogni sorta di sordidi tentativi di far loro cambiare casacca. I vari emendamenti cui ho accennato prima, e che almeno io non ritengo dover illustrare ulteriormente ad ogni presentazione, tanto sono semplici e di chiarezza cristallina, rientrano proprio nella logica di dimostrare quanto utile alla democrazia ed ai superiori interessi nazionali sia la legislazione sul voto della circoscrizione Estero, che vari Paesi ci invidiano, e qualcuno come la Francia ha già copiato alla lettera eleggendo per la prima volta, nella tornata elettorale appena conclusa, 11 rappresentanti parlamentari dei francesi all’ estero. In conclusione, non è della dignità e della maturità politica della Nazione proseguire nel linciaggio morale degli italiani all’estero, la cui stragrande maggioranza, dal Sud e Nord-America all’Europa all’Australia, vive, lavora, ha famiglia e attività in consolidati assetti federali e non ha bisogno di lezioni e allarmismi circa la eventuale presenza di eletti all’estero nell’ipotizzato Senato federale della Repubblica italiana. Smettiamola di scambiare la riforma costituzionale per quello che non deve mai essere, un immeritato schiaffo a milioni di italiani nel mondo, portatori e difensori di vasti interessi economici legati alla loro madrepatria, portatori e trasmettitori di lingua e cultura su base naturale e volontaristica”.
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