Giuseppe De Bellis la scorsa settimana sul Giornale ci ha raccontato della comunità italiana residente a New York, una delle più importanti città degli Stati Uniti, forse il vero simbolo dell’America, con le sue culture, con la sua skyline, con la maestosa statua della Libertà. "Altro che italiani d’America… Adesso l’America è degli italiani": questo il titolo dell’articolo a firma De Bellis. Il giornalista racconta l’orgoglio di essere italiani oggi in America. Sono lontani i tempi che hanno visto i nostri connazionali arrivare nel Nuovo Mondo con la valigia di cartone in cerca di lavoro e fortuna. Gli anni sono passati, e oggi la comunità italiana è parte importantissima degli Usa. Anzi, l’italianità è più forte a New York che a Roma, o a Milano, o a Napoli.
"C’è più Italia a New York che in molte altre città italiane. C’è più amore per l’Italia a Manhattan, Brooklyn, Bronx, Queens e Staten Island che in molti quartieri delle nostre metropoli", scrive De Bellis. "Lo capisci passando persino da turista, lo vivi rimanendo anche solo per poche settimane per lavoro. Non sono più gli italiani d’America, perché questa è l’America degli italiani".
"C’è tutto della creatività, della forza, della capacità di essere italiani comunque. Perché i figli dei figli dei figli di quelli che facevano la coda per entrare nel Nuovo Mondo hanno già svoltato: da Mario ed Andrew Cuomo, padre e figlio governatori dello Stato di New York, dal sindaco d’America Rudy Giuliani, da Carl Paladino che ha conteso l’elezione a Cuomo Jr. l’affermazione pubblica dell’Italia è diventata una certezza". E ancora: "È la Manhattan di Diego Piacentini, numero due di Amazon, dell’architetto e designer Gaetano Pesce, di Lamberto Andreotti, il figlio di Giulio, che in America ha trovato la sua strada fino ad arrivare a diventare numero uno del colosso chimico-farmaceutico Bristol-Myers Squibb, di Renzo Piano che era già una star, ma che a New York è diventato ancora più grande, del disegnatore-artista Matteo Pericoli che è entrato nelle case di una sessantina di “manhattanite” che contano, s’è affacciato alle loro finestre e ha disegnato la città che vedeva oltre i vetri".
La Storia ha fatto il suo percorso. Gli italiani, con la loro fantasia, la loro creatività, il loro forte desiderio di riscatto, piano piano, anno dopo anno, generazione dopo generazione, si sono conquistati il loro spazio nell’America di oggi. Sono forti, sono stimati e ammirati, imitati, invidiati persino. Mafia e mandolino? Macchè, roba da film. La realtà è ben diversa: parla di un’Italia che in America è diventata grande. E che ha aiutato l’America a diventarlo. Perchè gli italiani all’estero, ovunque siano andati, hanno contribuito a fare grande il Paese che li ha ospitati. E’ successo in Argentina, in Brasile, in Germania. E’ successo anche in America.
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