Non è una buona notizia quella che è arrivata dall’India qualche ora fa: i nostri marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dalle autorità locali di avere ucciso due pescatori il 15 febbraio scorso, saranno messi in una cella del carcere di Trivandrum, in custodia giudiziaria “per 14 giorni”, come deciso dal giudice indiano del tribunale di Kollam. I marò italiani, ha spiegato il giudice, potranno usufruire in carcere di un trattamento differenziato, dato il loro status particolare: per esempio, secondo alcune indiscrezioni, a loro verrà messo a disposizione cibo italiano. Ma sempre dietro alle sbarre saranno, anche se isolati dagli altri detenuti.
I due marò potranno incontrare visitatori italiani "un’ora al giorno". "Gli italiani sono alloggiati a parte rispetto agli altri detenuti nel carcere e sono autorizzati a incontrare visitatori italiani un’ora al giorno", ha spiegato il funzionario di polizia Ajit Kumar. Dovranno riapparire davanti alla corte tra due settimane.
LA FARNESINA La Farnesina ha subito definito le misure ordinate dal giudice “inaccettabili”. Giampiero Massolo, segretario generale della Farnesina, su indicazione del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha espresso oggi all’Incaricato d’Affari indiano a Roma Saurabh Kumar la "vivissima preoccupazione del governo italiano per la decisione del tribunale di Kollam di trasferire il maresciallo Massimiliano Latorre e il sergente Salvatore Girone in custodia giudiziaria nel carcere di Trivandrum con effetto immediato". Tali misure sono “inaccettabili”, per le autorità italiane la questione è di “estrema sensibilità”: da qui la richiesta "che ogni sforzo venga fatto per reperire prontamente per i nostri militari strutture e condizioni di permanenza idonee".
DIBATTITO POLITICO Nel frattempo il dibattito politico è in corso. Il governo di Mario Monti è lento, non prende decisioni, sembra non sapere come muoversi. Un governo “senza polso”, che sta facendo una “figura penosa”, secondo la Lega di Umberto Bossi, che invita l’Europa ad intervenire prima possibile “per porre fine a questa vergognosa ingiustizia”. “Il nostro Paese si prostra al governo di Nuova Delhi. E l’Europa tace”, afferma in una nota l’europarlamentare leghista Mara Bizzotto.
Ignazio La Russa, coordinatore PdL ed ex ministro della Difesa, invita con forza il governo “a fare di più”, mentre si fa sentire anche Maurizio Gasparri, capogruppo PdL in Senato: “La vicenda dei due marò italiani ha preso una piega incredibile. Il dubbio che il governo italiano non abbia ancora fatto tutto il necessario per difenderli e riportarli a casa è legittimo. Siamo di fronte ad una chiara violazione del diritto. Chiediamo l’intervento della comunità internazionale ed un’azione più incisiva del nostro governo anche in sede Onu perché si assicurino a dei nostri concittadini i diritti fondamentali e tutte le garanzie per un processo giusto che possa celebrarsi in Italia".
Fra gli altri, interviene anche Gianni Alemanno: “L’immagine di Massimiliano Latorre e di Salvatore Girone è al centro di piazza del Campidoglio a testimoniare la volontà di tutta la città di Roma di ottenere la loro liberazione. Ci affidiamo al governo – aggiunge il sindaco di Roma – perché sappia far valere le ragioni dell’Italia in questa bruttissima controversia internazionale".
Il Partito Democratico esprime la propria preoccupazione e ritiene "inaccettabile la decisione di trasferire in carcere due militari che stanno partecipando ad un’importante missione internazionale contro la pirateria". "Il Pd – si legge in una nota – sostiene e sosterrà ogni azione del governo per far tornare rapidamente a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che devono avere la possibilità di difendersi davanti ad un tribunale appropriato, che è quello italiano".
Per Futuro e Libertà parla il Vicepresidente Italo Bocchino: “La decisione della corte di Kollam che consegna al carcere i due Marò lede i diritti dei nostri soldati che andavano riconsegnati all`Italia in rispetto dei principi sanciti dall`ordinamento giuridico internazionale, che riconosce la sovranità giurisdizionale su navi che battono bandiera nazionale. Rinchiudere in carcere i nostri militari per qualcosa che non hanno commesso e che, soprattutto, è avvenuto in acque internazionali, è un atto di arroganza che non possiamo tollerare. Noi non chiediamo indulgenza, chiediamo giustizia".
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