Un uomo sempre pronto a fare il possibile per un’Italia migliore, innamorato della sua terra, sempre aperto alle sfide dei tempi. “Era un uomo di battaglia. Uno che prendeva di petto la politica”. Così Gianfranco Fini, presidente della Camera e leader di Futuro e Libertà, ha ricordato Mirko Tremaglia in un convegno organizzato ieri a Montecitorio proprio per rendere omaggio alla memoria dello storico ministro degli italiani nel mondo, scomparso lo scorso 30 dicembre dopo aver lottato a lungo contro una brutta malattia.
"Per me non e’ facile parlarne al passato", ha esordito Fini: "Ci sono infatti tanti ricordi, alcuni dolorosi, che mi legano a lui. Era uomo capace di farsi rispettare e farsi comprendere anche dagli avversari. Era un uomo di destra che sfidava spesso la ragione stessa", ha aggiunto, ricordato l’episodio del Cremlino quando, davanti al silenzio di un funzionario del partito comunista sovietico riguardo al destino dei dispersi italiani nella campagna di Russia, Tremaglia batté i pugni sul tavolo, "mandò a quel paese chi meritava e uscì, battendo la porta”. “Non aveva mai concepito l’amore per la patria in termini ideologici: quando gli chiesi il perche’, lui uomo di destra, difendesse gli anarchici Sacco e Vanzetti, mi rispose in modo chiaro e deciso: perche’ erano due italiani senza scarpe".
Tremaglia, amatissimo dagli italiani all’estero, padre della legge che ha consentito ai connazionali residenti oltre confine di esprimere il diritto di voto attivo e passivo, “era soprattutto un uomo curioso – ha ricordato Fini -, pronto a fare a fare il possibile per rendere migliore l’Italia".
Ricordiamo che Fini ha condiviso con Tremaglia un percorso di militanza comune per 40 anni, un cammino che dall’Msi si è trasferito in An e infine in Fli. Il presidente della Camera ricorda come il primo ministro della Repubblica per gli Italiani all’estero "a volte veniva rappresentato come il fascista che non sapeva o voleva ascoltare le ragioni degli altri". Eppure quell’uomo "negli ultimi tempi della sua vita si interrogava su quanto e come fosse possibile integrare, attraverso l’adesione ai valori di fondo della nostra società, uomini e donne che vengono da altri Paesi". Tremaglia era dunque senza alcun dubbio “un uomo di destra. Ovviamente a condizione di avere una certa idea della destra”.
Tremaglia è conosciuto da tutti come il padre della legge sul voto all’estero. Ma il vero suo “capolavoro”, ci ha tenuto a precisare Fini, è stato “gli italiani all’estero venissero votati”, che quindi gli italiani nel mondo avessero a Roma dei propri rappresentanti in Parlamento. "Pensare che un uomo che a 17 anni aveva scelto di stare dall’altra parte della barricata – aderendo alla Repubblica di Salò come volontario – sia stato poi acclamato sulla Quinta strada di New York durante il Columbus Day è un piccolo miracolo".
Al convegno in memoria di Tremaglia, organizzato dal Ctim – Comitato Tricolore Italiani nel mondo -, l’associazione fondata anni fa dallo storico ministro degli italiani nel mondo, c’erano tantissime persone che lo avevano conosciuto, e ciascuna di loro portava negli occhi e nel cuore un proprio ricordo dell’uomo che ha lottato una vita intera per difendere i diritti degli italiani residenti nei cinque continenti. Ancora una volta, grazie Mirko.
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