E’ triste assistere al suicidio collettivo dell’italianità nel mondo. L’avvicinarsi della scadenza elettorale eccita gli animi e trasforma il confronto politico in un’arena in cui gli sfoghi personali ed il rancore prendono il sopravvento sulle idee e sulle proposte. Ancora una volta sento ripetere gli stessi discorsi vuoti su un’italianità che si vuole difendere solo a parole. Il guaio è che dietro gli slogan ed i proclami c’è il vuoto o meglio ci sono i furbetti che usano l’italianità e millantano l’eredità di Mirko Tremaglia per costruirsi comode carriere politiche.
Ancora una volta i destini dell’italianità nel mondo si giocano a Roma: a Roma si formano le liste, si scelgono i candidati, si fanno gli accordi, si decidono le sorti di noi italiani all’estero, trattati, oggi più che mai, come carne da macello. Sulle nostre teste si stanno giocando delle partite che hanno come solo obiettivo quello di spianare la strada a questo o a quel candidato, ma che non incideranno minimamente sulle sorti dei residenti oltreconfine. I partiti si sono trasformati in comitati elettorali ad personam.
In Europa i capilista dei partiti saranno verosimilmente persone che, pur avendo formalmente la residenza all’estero, vivono e “lavorano” (virgolettato d’obbligo) a Roma. Gli italiani che invece vivono e lavorano (senza virgolette) all’estero si dovrebbero limitare alla scelta del padrone da seguire (quello del Maie, quello di Fli, quello del Pdl o quello del Pd).
I candidati verranno scelti in base alla loro fedeltà al capo-bastone romano, in base alle possibilità economiche e alla propensione a spendere soldi propri (con la promessa di essere eletto come secondo..). Sembra la favola di Pinocchio nel paese di Acchiappacitrulli…
Programmi, idee, proposte? Nessuna. Anzi uno dei leader di questi comitati elettorali ha pure avuto l’ardire di dichiarare: “a noi i programmi non interessano, valuteremo di volta in volta in volta come comportarci”, della serie “Francia o Spagna purchè si mangi”. Capisco che è faticoso redigere un programma serio che parta dalla constatazione degli scempi che sono stati compiuti in questi anni in nome dell’italianità, ma pensare che il buon Pallaro possa fare ancora degli adepti, mi sembra francamente eccessivo.
Che campagna elettorale sarà? Inutile e noiosa visti i presupposti. Una gara di vanità tra persone che antepongono i loro interessi personali e la loro sete di carriera agli interessi generali. Non cambierà nulla statene certi: continueremo ad assistere alle plenarie del Cgie, i Comites resteranno in vita (perchè sono organi di potere e quindi è giusto che esistano, dicono alcuni…), così come l’Enit, le Camere di Commercio estere, organismi che hanno fatto solo danni. Gli istituti italiani di cultura continueranno ad essere baracconi clientelari con programmazioni fatiscenti, i patronati potranno continuare indisturbati la loro gestione opaca, Laura Garavini – Pd, eletta in Europa e residente in Germania – potrà continuare a sparlare di legalità, i funzionari della Farnesina a fare il bello e il cattivo tempo. La lotta alla contraffazione? Non ci sarà il tempo di occuparsene: troppo impegnati a chiedere le elezioni per il rinnovo dei Comites!
Ma intanto continueranno a distribuire le medagliette agli amici, a fregiarsi di titoli e soprattutto diranno che agiscono in nome di Mirko Tremaglia! I fortunati eletti potranno godersi meritate vacanze come i precedessori tanto vituperati. Si alzerà qualche voce di dissenso, ma sarà poca cosa. Saranno messi a tacere con una gita premio: Verona val bene una messa.. In compenso si faranno proclami dicendo che bisogna premiare il merito, la competenza, che bisogna difendere “Il Made in Italy”. I rimborsi elettorali resteranno, come sempre, a Roma e non sapremo mai come saranno spesi e noi, nella migliore delle ipotesi, saremo ridotti al rango di una minoranza linguistica. In una democrazia comatosa i cittadini diventano popolo, poi pubblico ed infine plebe. Non era questo il sogno di Mirko Tremaglia.
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