Mario Giro, sottosegretario agli Esteri, partecipando alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2014, ha detto: “quello degli italiani all’estero è un tema serio, ma nello stesso tempo poco sentito, ma è un tema di grande attualità”. "Ho conosciuto in questi anni storie incredibili di italiani all’estero. L’Italia ha la seconda diaspora mondiale" per numerosità. "È un fatto rilevantissimo. Avere una presenza così diffusa nel mondo ha generato uno studio su questo fenomeno. Si parla così di italicità. Davanti a questo fenomeno c’è però una mancanza, non solo politica: è una distanza non colmata tra italiani d’Italia e italiani all’estero. Bisogna capire, studiare. La politica deve affrontare i problemi delle comunità all’estero, l’Italia deve darsi una politica per gli italiani all’estero e non solo, non considerarli soltanto folclore o una ‘grana’. Bisogna trovare la giusta sensibilità" ha detto Giro, ricordando che oggi "lo stesso museo dell’emigrazione" aperto da pochi anni al Vittoriano, "rischia la chiusura".
Secondo il membro del governo, con delega agli italiani nel mondo, "va ricordato che l’emigrazione italiana è stato un successo economico e sociale. Gli italiani si sono integrati in tutto il mondo e questa è una cosa che va detta, non bisogna sentirsi italiani abbandonati o vittimisti. L’integrazione è andata benissimo, è la storia di un successo perché la presenza degli italiani non è mai stata vista come invasiva".
Giro ha ricordato anche "storie di dolore come Marcinelle" e storie di "un forte sentimento di Italia nel Mondo". "Lo ha sottolineato nei giorni scorsi anche il premier Renzi, che ha ricordato quanto è diffusa la lingua italiana nel mondo che piace perché viene associata al bello e al buono, alla ‘grande bellezza’. E’ vero, c’è una grande voglia d’Italia nel mondo perché il desiderio d’Italia è palpabile ed è legato anche al successo della nostra emigrazione".
Secondo Giro "l’Italian Style in questo momento è oggetto di grande popolarità. Oggi i giovani partono, è cambiato il modo e il senso dell’emigrazione. È un fenomeno nuovo. I nuovi emigranti tuttavia a volte nutrono troppe aspettative".
Giro parla poi dell’importanza delle associazioni che "rimangono punto di riferimento". "Non credo nella fuga dei cervelli – ha poi sottolineato il sottosegretario -. La fuga è quella dalla guerra o dalla povertà: quando si rischia la vita, come gli immigrati a Lampedusa. Ma oggi i giovani italiani si muovono con naturalezza e non è uno scandalo spostarsi. Il problema piuttosto è che noi in Italia non siamo abbastanza attrattivi. È provinciale parlare di fuga di cervelli". Secondo Giro "oggi chi emigra non parte definitivamente come una volta, come facevano i nostri nonni. Coloro che si spostano non perdono il contatto con la famiglia e si sentono sempre a casa grazie alle nuove tecnologie".
Parlando delle elezioni dei Comites, previste per dicembre: “Meglio un Comites legittimato che uno abbandonato a se stesso. Ci sono stati troppi rinvii in questi anni. Difendo i Comites perché abbiamo bisogno di una rappresentanza". A proposito degli stati generali della lingua italiana ha aggiunto: "La lingua italiana è una risorsa, bisogna saperla apprezzare e valorizzare proprio ora che esiste una ital-simpatia generale nel mondo. Bisogna saper cogliere e sfruttare questa tendenza. Dobbiamo abbandonare ogni vittimismo e smetterla di lamentarci – ha concluso il sottosegretario – soprattutto dobbiamo mantenere i legami con la nostra collettività perché un giorno questi legami daranno i loro frutti. È raro trovare un italiano all’estero che ripudi l’Italia. Questa è la nostra forza".
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