Ho letto il commento di Luciano Neri, rappresentante di Matteo Renzi nella Commissione per il voto all’estero, di fronte ai risultati delle primarie Pd oltre confine. Neri, nelle sue dichiarazioni, riferendosi a temi e questioni che riguardano da vicino il mondo degli italiani all’estero, usa parole e concetti che mi piacciono molto, come "cambiamento" e "sviluppo". "Domanda di cambiamento", "cambiamento possibile", "cambiare rapidamente", "strada del cambiamento"; e ancora "cambiamento necessario", "cambiare in profondità" e "sviluppo positivo". Tutti concetti che l’esponente del Pd mette nero su bianco, sapendo che il partito a cui appartiene ha avuto al suo interno finora una enorme "componente conservatrice", che non ha permesso di guardare avanti, di cambiare lo status quo, anche in quei casi in cui cambiare dovrebbe essere un imperativo dettato prima di tutto dal buon senso.
In dettaglio, Neri parla degli organi di rappresentanza degli italiani nel mondo, come il CGIE e i Comites, che ritiene "organismi ormai collassati", così come gli Istituti di Cultura; menziona poi gli enti di gestione dei corsi di lingua, assolutamente da ripensare "nella struttura e nelle finalità". Fa anche riferimento all’Agenzia per il Commercio estero, che ha cambiato il nome – prima era l’Ice – ma niente altro; o al ministero degli Esteri, ancora appesantito da una enorme burocrazia, e per il quale "occorre pensare ad una riforma seria che allinei gli standard della nostra diplomazia ai livelli dei Paesi europei più avanzati".
Non finisce qui. Neri propone anche "una indagine conoscitiva sulla stampa all’estero, per tagliare i finanziamenti ai giornali finti e sostenere quelli veri". Un punto, questo, a cui diamo grande importanza, insieme a tutti quelli precedenti, naturalmente: ma la questione che riguarda i contributi editoriali che ricevono i giornali italiani all’estero ci interessa da sempre molto da vicino, più volte come ItaliaChiamaItalia ce ne siamo occupati nel corso degli anni. Giornali che ricevono tanti bei quattrini ma non hanno giornalisti in redazione, giornali che incassano somme esagerate ma non stampano, giornali che non vendono e che se non dovessero più ricevere il contributo statale sarebbero costretti a chiudere, perché offrono un prodotto scadente ai propri lettori. E’ ora di dire basta anche a tutto il business che ruota intorno all’universo dell’editoria oltre confine.
Ho voluto riprendere ed evidenziare i concetti espressi da Luciano Neri perché credo che l’esponente del Pd indichi la giusta strada: riuscirà, lui come Matteo Renzi, a mantenere gli impegni? Oppure queste belle parole resteranno lettera morta, come è successo tante altre volte, sia nel Pd che in altre forze politiche? Sarà il tempo a darci le risposte. Certo è che questa è l’ultima possibilità: se Renzi e i suoi non si occuperanno anche di italiani all’estero, se Neri e il dipartimento Italiani nel Mondo del Pd non saranno capaci di essere la locomotiva che possa fare da traino alle riforme e alle indagini necessarie, saranno prima di tutto loro a perdere. Perderanno credibilità, fiducia da parte di chi li ha scelti, bruceranno ogni possibilità di ripresentarsi di fronte agli elettori la prossima volta. Sta dunque a loro scegliere: o si cambia e ci si muove nella direzione espressa da Neri, o si muore.
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