Non è possibile che un ingiustificato provvedimento amministrativo possa condizionare la vita quotidiana di un’intera Comunità. Non è mai successo che in uno stato di diritto gli ausiliari della pubblica amministrazione, siano essi pure diplomatici di alto rango, si sostituissero al potere legislativo per prendere decisioni ultimative senza dover dare spiegazioni delle scelte compiute. La legittimazione di tali scelte contravviene ai più elementari principi della giurisprudenza e alla più alta considerazione dei diritti di uguaglianza dei cittadini italiani enunciati nel preambolo della Costituzione repubblicana. Tali abusi di autorità, in altre paesi democratici, sarebbero stati perseguiti per via legale perché ledono alcuni articoli della convenzione diplomatica di Vienna del 18 aprile 1961 e in subordine quella del 1963 sui rapporti consolari.
La notifica della chiusura del Consolato d’Italia di San Gallo in Svizzera per la fine di luglio prossimo è un sopruso proprio per le considerazioni fatte in precedenza. Apre una profonda lesione con le istituzioni ospitanti in seguito alla reciproca attenzione che aveva prodotto un proficuo stato d’integrazione dei processi culturali, sociali e civili che di per se ritornano d’attualità nell’intera Confederazione in seguito all’approvazione dell’iniziativa popolare che impone il contingentamento della presenza straniera nel territorio.
Perciò la Comunità italiana domiciliata nei cantoni di Appenzello, Grigioni, San Gallo e Turgovia, nonché nel Principato del Liechtenstein continuerà la protesta e si batterà contro la chiusura del Consolato mettendo in campo anche azioni forti per far recedere l’amministrazione del ministero degli esteri dall’iniquo provvedimento.
Chi ha preso questa decisione inequivocabilmente non conosce affatto la realtà in cui vive la Comunità italiana di San Gallo. Avrà letto per caso che in questa circoscrizione da 20 anni si incontrano i paesi "king maker" della terra per decidere le strategie planetarie sui temi di grande attualità, avrà forse sentito parlare dell’insegnamento obbligatorio della lingua italiana nelle scuole pubbliche e dubitiamo sulla conoscenza della presenza di piccole e medie imprese italiane, che oltre a produrre Made in Italy offrono lavoro a migliaia di cittadini italiani.
Visto che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e che alle ripetute richieste di spiegazioni sulle determinazioni di tale provvedimento nessuna risposta è pervenut, la presa di posizione della Comunità è intransigente e con determinazione annuncia che le campane della resistenza stanno suonando per tutte quelle realtà, che si sono viste o saranno oggetto di analogo provvedimento.
Per il 15 maggio il centro città di San Gallo ospiterà una fiaccolata alla quale hanno già dato la loro adesione autorità locali, forze politiche e sindacali, rappresentanti della cultura, delle scuole, delle istituzioni svizzere e italiane, assieme al Comites e alle Associazioni dell’intera circoscrizione consolare.
Per il Comitato contro la chiusura del Consolato di San Gallo, Theo Palmisano
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