Dopo l’antologica dedicata al movimento Tendenza e conclusasi da poco al Centre Pompidou, la Francia riaccende i riflettori sull’arte del costruire in Italia.
"Future: Architecture e(s)t Paysage", a cura di Pippo Ciorra, senior curator Architecture del MAXXI (Museo delle Arti e dell’Architettura del XXI secolo) di Roma, raccoglierà i disegni più importanti, le foto e i plastici dei progetti di stARTT nel tentativo di illustrare il metodo di lavoro che ha finora caratterizzato lo studio: attraverso uno spettacolare allestimento sarà svelato l’impiego di tecniche e riflessioni teoriche mutuate dalle pratiche artistiche, dal cinema, dalla fotografia e dal landscape design.
La mostra sarà inaugurata il 27 febbraio, alle ore 18, all’Hôtel de Galliffet, prestigiosa sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, dove sarà aperta al pubblico sino al 29 marzo.
"Future: Architettura e(s)t Paysage" è la prima esposizione monografica su uno studio italiano emergente allestita dopo molti anni nella capitale francese e, fortemente voluta dalla direttrice dell’IIC di Parigi, Marina Valensise, presenta per la prima volta in Francia il lavoro di stARTT (Studio di Architettura e Trasformazioni Territoriali) che, fondato a Roma nel 2008 e composto da Simone Capra, Claudio Castaldo e Francesco Colangeli e Dario Scaravelli, rappresenta una delle realtà più interessanti nel panorama dei giovani studi di architettura in Italia: nei primi tre anni di attività, infatti, si è distinto per aver ricevuto premi significativi, come il Premio Nib (New Italian Blood) e il prestigioso YAP MAXXI 2011 (Young Architects Program) lanciato per l’edizione europea dal Museo MAXXI di Roma in collaborazione con il MoMA di New York che li ha consacrati sulla scena internazionale.
"Gli stARTT", spiega Pippo Ciorra, "ci appaiono come i componenti ideali di una piccola compagine di progettisti che si pone l’obiettivo di trasformare l’incalcolabile ricchezza della nostra tradizione architettonica antica e recente da zavorra, come è inspiegabilmente stato negli ultimi decenni, a motore essenziale per proiettare la nostra architettura nel futuro. Un futuro", continua il curatore, "fatto di passione per la forma, consapevolezza ambientale, capacità di muoversi liberamente tra le discipline , disponibilità a espandere il ruolo dell’architetto sia verso l’aspetto tecnico, se non quasi manuale, che verso quello politico e di negoziatore consapevole delle richieste e delle esigenze delle comunità".