Alla fine del settembre dell’anno scorso, ultimi dati, i prossimi sono in arrivo, negli Stati Uniti in dodici mesi erano state vendute pizze per un totale di $ 38.524.732.336. Sì trentotto miliardi e mezzo di dollari divisi in questo modo: 40,89% alle pizzerie indipendenti, 14,79% a Pizza Hut, 9,86% per Domino’s, 7,85% a Little Caesars, 6,45% a Papa John’s e il restante 20,16% a catene di minore rilevanza. Ci sono negli USA, dati sempre aggiornati a dodici mesi fa, 73.097 pizzerie, il 54,25% indipendenti. Lo stato più indipendente il Connecticut, quello dove le catene di pizzerie sono la maggioranza assoluta il Kansas.
C’è poi anche un altro grande business, calcolato in 5,5 miliardi di dollari ed è quello delle pizze surgelate. Insomma se al mondo c’è un Paese della pizza, non c’è dubbio che il primato debba andare agli Stati Uniti. Ma chi ha inventato la pizza?
La storia passa da Sulmona, Roma, L’Aquila anche Pesaro e Penne, tutta roba italiana, ma quando si dice pizza si dice Napoli con una data incisa, incancellabile: giugno 1889 quando il cuoco Raffaele Esposito creò la ‘Pizza Margherita’ in onore della Regina d’Italia Margherita di Savoia. E quel nome è diventato famoso in ogni angolo della Terra. E negli States? Fu portata a cominciare dalla fine del XIX secolo dagli emigranti italiani, all’inizio si vendeva nelle strade, nelle Little Italy di New York, Chicago, Philadelphia e anche San Francisco e Saint Louis. Fu nel 1904, un articolo sul Boston Journal, che si cominciò a parlare per la prima volta di questa specialità portata dagli italiani in America. E la prima pizzeria, riconosciuta dalla ‘Pizza Hall of Fame’, si trova a New York: Lombardi’s Pizza che risale al 1905. Era stato Gennaro Lombardi a cominciare a vendere pizze nel negozio di alimentari che si trovava su Spring Street, per poi ottenere finalmente la licenza otto anni dopo e tra i clienti più affezionati c’era anche la leggenda del canto il tenore Enrico Caruso.
Un successo quello della pizza negli Stati Uniti clamoroso, anche perchè qui sulla pizza ci mettono di tutto, dall’ananas al pollo fino cheeseburger e gli esempi potrebbero continuare. E se una pizza al tacchino potrebbe far rabbrividire non solo i napoletani, ma tutti gli italiani, negli Stati Uniti non c’è limite all’immaginazione, al punto che adesso la pizza a stelle e strisce è pronta a prendersi la sua rivincita. Come?
Dopo oltre un secolo dall’attraversamento dell’Atlantico per andare con la valigia di cartone in America, ecco che la pizza fa il suo trionfale viaggio di ritorno. Questa volta con l’etichetta ‘made in USA’ nel nome di Domino’s, una delle catene di pizzerie più popolari negli States. A dire il vero, in maniera scherzosa, ci aveva provato anche Pizza Hut, la catena numero 1, ma solo con un spot pubblicitario, l’anno scorso, nel quale faceva assaggiare i propri prodotti, con poco successo e tanta autoironia, ad alcuni abitanti di Sorrento. Adesso invece Domino’s Pizza e i suoi forni elettrici fanno sul serio, si parte alla conquista dell’Italia.
Da lunedì c’è infatti il primo punto vendita, a Milano, al quale ne seguiranno altri, in proprietà e poi in franchising. Si chiama Domino’s Pizza Italia ed è guidata da Alessandro Lazzaroni, 36 anni, ex direttore retail per Galbusera e prima ancora manager alla McDonald’s. (…)
Domino’s Pizza è la seconda catena per importanza negli States, oltre 220.000 addetti con un fatturato di 1,8 miliardi di dollari e più di 11.000 punti vendita in 70 nazioni in tutto il mondo. E adesso anche l’Italia, ma sarà una minaccia davvero per la classica pizzeria, quella con il forno a legna?
La storia della Domino’s risale al 10 giugno 1960 nel Michigan, a Ypsilanti. Una idea di Tom Monaghan che con il fratello James comprò DomiNick’s, una piccola pizzeria: 500 dollari di anticipo, altri 900 dopo. Ma dopo otto mesi James non credeva più al business e allora cedette la sua quota al fratello in cambio di un Maggiolino Volkswagen che era servito per le consegne a domicilio. E da quel momento è nato l’impero di Tom Monaghan che nel 1998, dopo 38 anni di gestione della società, vendette alla Bain Capital per un miliardo di dollari (e dal 2004 la società è quotata in Borsa). Moaghan quando era ancora proprietario della Domino’s comprò anche i Tigers, la squadra di baseball di Detroit, poi fervente Cattolico, ha creato dal nulla Ave Maria, in Florida, una università, che poi è anche una piccolo agglomerato urbano.
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