In Italia è meglio evitare di fare previsioni politiche. Non servirebbe. Ci sono, infatti, troppe “variabili” che, come tali, andrebbero a inficiare anche il più ragionevole dei pronostici. Meglio, di conseguenza, essere aggiornati sui fatti; ma dopo che sono maturati. Se le previsioni sono impossibili, non lo sono le analisi.
Dopo i risultati delle consultazioni elettorali che andranno a interessare sette regioni d’Italia, potremmo essere nelle condizioni di presentare una comparazione tra risultati locali e proiezioni politiche in campo nazionale. Intanto, nonostante le sensazioni, le elezioni nazionali generali restano ancora lontane.
Il programma di Renzi, appena tracciato, dovrà essere esaminato nella sua evoluzione per chiarire, se del caso, eventuali “inciampi” di percorso. Perché, tanto per rammentarlo, nessuno è perfetto e, in politica, la volontà del singolo non sempre è in armonia con quella della coalizione che gli consente la governabilità del Paese. Insomma, l’”armonia” di questo esecutivo è da verificare mese pere mese; qualche volta, anche più spesso.
Senza lasciarci distrarre da eventi che non ci coinvolgono, preferiamo monitorare la situazione socio/economica di un Paese che sembra essere in “convalescenza”; ma col rischio, imprevedibile, d’altre ricadute. L’esperienza ci ha insegnato a evitare gli ottimismi; anche quelli, più apparentemente, giustificati. Per nostra indole, preferiamo essere realisti; magari con una “sfumatura"di pessimismo quando può servire.
Il nostro Paese ha ancora molto da poter offrire; ma anche molto da dover ricevere. I vincoli comunitari non ci sono mai piaciuti. L’Italia è un Paese ospitale. Male sarebbe, però, se fosse considerato anche “permissivo”. Non solo sul fronte dell’immigrazione; ma anche su come gestire la fitta umanità che, da una sponda martoriata del Mediterraneo, crede di trovare sull’altra una realtà meno compromessa.
La speranza è uno stato psicologico normale. La sua concretizzazione, invece, dipende da parecchi fattori. Non ultimi quelli correlati al territorio e alle risorse. Ogni altra stima non ha pregio ed è meglio non confondere ciò che si potrebbe fare, con quello che si deve. E’ sul fronte delle prospettive umanitarie che l’UE ha da confrontarsi. Resta, questa, una prova fondamentale per dare valenza a una realtà che è da sostenere uniti.
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