"Attenti, quei no all’accoglienza non sono solo un atto di disobbedienza delle parti più ricche d’Italia, e neanche solo una declinazione regionale della politica dell’immigrazione. Sono un attacco inedito al concetto di unità nazionale e al senso collettivo di sentire un Paese. Il declino della democrazia inizia da fatti come questi". Così Romano Prodi, in un’intervista al Mattino, commenta la crociata leghista. E aggiunge: "Se comincia una concorrenza tra i partiti giocata sulle paura della gente, diventerà difficile contrastare a livello razionale certe emozioni. Purtroppo ciò dimostra che il populismo una certa partita l’ha già vinta. Dico che il populismo ha infiltrato con i suoi miasmi una parte non marginale della coscienza pubblica. E lo ha fatto strategicamente spargendo le sue paure e poi fissandole attraverso una sorta di pseudorazionalità mediatica, molto internettiana, che è diventata quasi una sorta di morale civile sostitutiva del Paese. Questo tratto mi pare il più pericoloso segno di decadenza della democrazia".
L’ex premier sostiene quindi che il sentimento xenofobo è ormai latente anche in un elettorato che si professa democratico e che finisce per giocare di sponda con le sortite del populismo: "Tutte le nostre democrazie europee vanno in questa direzione, e perciò stanno diventando strutturalmente permeabili al populismo. Ma in Italia la frattura Nord-Sud rischia di aggiungere un elemento di divisione in più e quasi un fattore di disfacimento dell’unità nazionale. E si trascura di considerare quali sono le conseguenze di simili sortite m Europa. Come risponderebbe un buon bavarese di fronte alle uscite della Lega? Certo non direbbe: mandate qui quelli che non volete in Lombardia".
“Purtroppo fui buon profeta quando dissi che il vertice di Bruxelles e il grande accordo europeo mi parevano poca cosa. I fatti lo hanno confermato: non c’è nessuna solidarietà europea. Ed è tanto più grave che ciò avvenga anche in paesi in cui la crisi demografica si pone come un problema non eludibile, e tra questi l’Italia dove nei prossimi anni perderemo milioni di abitanti e l’invecchiamento della popolazione peserà sempre più sulla sostenibilità del welfare".
Prodi aggiunge che in Europa "il dramma dell’immigrazione viene trattato come un aspetto della politica interna degli Stati", "quando a Bruxelles si è presa la debole decisione di rilanciare la missione Triton nel Mediterraneo, il primo ministro inglese si è subito dichiarato favorevole all’operazione di salvataggio, aggiungendo quasi con sfrontatezza: tanto poi i migranti li portiamo in Italia. Il suo orizzonte dichiarato era l’elettorato interno, a cui intendeva garantire il disimpegno del governo da qualunque responsabilità di accoglienza. Questa strumentalizzazione dell’immigrazione non poteva non ripercuotersi nel nostro Paese" ma "non mi aspettavo però che la questione migratoria diventasse un elemento di frattura dell’identità nazionale".
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