"Penso che non stia nelle titolarità dei presidenti di Regione decidere quale politica di accoglienza degli immigrati debba fare il nostro Paese. E’ una competenza dello Stato. Meno che mai è legittimo un atteggiamento ritorsivo e intimidatorio che minaccia di ridurre i trasferimenti ai Comuni che ospitano i profughi". Così Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, in una intervista al Messaggero, commenta la minaccia di Maroni.
Aggiunge: "Maroni dimentica due cose assai importanti: la prima è che i Comuni ospitano i profughi sulla base di un piano del governo. E’ il governo che glieli manda, non se li vanno a cercare loro" e "quando lui era ministro dell’Interno adottò un piano di accoglienza del tutto analogo a quello attuale che prevedeva la distribuzione territoriale per quote dei profughi. Non si capisce perché oggi da presidente della Lombardia neghi e contraddica ciò che fece da ministro".
Consiglia quindi di fare "immediatamente ricorso al Tribunale amministrativo, e penso che sia quello che faranno i sindaci di Lombardia, Veneto e Liguria se gli annunci dei tre presidenti dovessero concretizzarsi. Anche perché la maggior parte dei fondi che arrivano ai Comuni sono soldi dello Stato che transitano dalle Regioni solo per ragioni di Tesoreria", "esistono fondi regionali, ma vengono distribuiti sulla base di disponibilità di bilancio e di politiche che riguardano tutti, non è che le Regioni possono dire a te sì e a te no. Infatti sono proprio curioso di vedere un provvedimento in cui viene messo nero su bianco che al tal Comune non vengono versati i fondi perché accoglie profughi mandati dallo Stato".
Fassino conclude: "Quello dell’immigrazione è un tema delicato e sensibile nella percezione dell’opinione pubblica. Maroni e Salvini lo cavalcano strumentalmente, la loro è un’operazione demagogica anche perché, ripeto, Maroni da ministro firmò la più grande sanatoria di clandestini che l’Italia abbia mai conosciuto. Avvenne nel 2011, quando ci fu un’emergenza analoga a quella odierna dopo la cosiddetta primavera araba".
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