Ormai viviamo tutti in periferia. Nel centro delle grandi città abitano solo pochi privilegiati, nelle loro torri d’avorio, indifferenti e distanti. L’Italia vera, quella che va avanti con fatica, quella fatta da persone comuni, da lavoratori, da famiglie che non arrivano a fine mese, la casa in centro non se la può permettere. È nelle nostre periferie che si concentra la popolazione italiana. Ed è lì che dovrebbe concentrarsi l’attenzione dei sindaci. Ma a Milano e a Roma non è così. Pisapia le periferie non sa nemmeno cosa siano e Ignazio Marino si occupa solo di matrimoni gay e della sua Panda rossa, mentre intorno a lui esplode la protesta.
Il caso di Tor Sapienza è solo la punta dell’iceberg. Chi vive a Roma lo sa bene. I quartieri popolari più colpiti dalla crisi economica, dove alla rabbia degli abitanti dimenticati si aggiungono paura e impotenza, si infiammano e si rivoltano contro il degrado e l’abbandono delle istituzioni, in una guerra tra poveri pericolosissima.
La pazienza è finita. Col buio vige il coprifuoco, uscire è diventato impossibile, troppo alto il rischio di subire violenze di ogni genere. In giro, quando cala la notte, per le strade circolano solo stranieri, gli extracomunitari si impadroniscono del quartiere, non sembra più Italia. Vivono in dieci in 50 metri quadrati, spesso in condizioni igienico-sanitarie precarie. Di giorno dormono, di notte si dedicano alle loro attività più redditizie, spaccio e microcriminalità. E così aumenta il degrado, le periferie diventano fogne a cielo aperto. Focolai di illegalità.
Gli italiani sono stanchi. In una società che sembra riconoscere diritti solo agli immigrati, sono loro a ribellarsi. Sono gli italiani che ormai si sentono stranieri a casa propria. Del resto gli immigrati da noi vengono trattati più che bene: lo Stato li aiuta, anche troppo. Spende per la loro sistemazione e li assiste nei centri di accoglienza, alimentando il fiorire di cooperative di supporto che prosperano sul fenomeno dell’immigrazione e nascondono i problemi e spesso l’illegalità a scapito degli italiani pur bisognosi.
Questo è un mondo che va al contrario. La gente è stufa. Per questo la Lega cresce, anche al Sud, così come crescono quei movimenti cittadini che stanno dalla parte delle famiglie italiane, perché sono queste forze politiche e associative le uniche che stanno portando avanti con coraggio e determinazione certi temi. Un’analisi sociologica approfondita e libera da pregiudizi potrebbe servire a fare capire a chi governa il Paese che la dimensione del fenomeno è esponenziale e che le fiammate di questi giorni possono incendiare altre periferie metropolitane in una escalation di violenza dalle conseguenze ancora più drammatiche. Le storture e i paradossi che un’immigrazione selvaggia si porta dietro si possono ancora correggere: una politica che non escluda e calpesti gli italiani e riconosca i loro diritti di precedenza, mentre riscrive la legge sul reato di clandestinità, potrebbe servire a calmare gli animi di chi si sente abbandonato dallo Stato.
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