"Latitante? No, mio fratello non e’ un latitante. E’ un evaso. Perche’ negli ultimi 20 anni e’ stato come in carcere, dietro le sbarre di accuse assurde come quelle di connivenza mafiosa. Accuse lontane anni luce dalla sua mentalità". Cosi’, in un’intervista a ‘La Stampa’, il fratello gemello di Marcello Dell’Utri, Alberto.
"Se fosse stato solo condannato sarebbe stato persino contento, invece e’ un perseguitato", osserva, sottolineando che contro di lui "non ci sono prove. Ci sono solo racconti di pentiti che hanno sentito altri pentiti di contatti tra mio fratello e ambienti mafiosi. Non esiste alcuna prova provata di contatti reali tra mio fratello e la mafia".
Sull’allontanamento all’estero del fratello, spiega: "Non e’ scappato, e’ andato in Libano per affari, per il commercio dei cedri. Poi ha avuto problemi di salute e quindi e’ stato costretto a rimanere fuori per curarsi", ma se sia ancora in Libano "non lo so, era a Beirut fino a martedi’ 8 aprile, ultimo giorno in cui l’ho sentito". Quindi, dice di non sapere se tornera’ prima di martedi’ prossimo: "a me, martedi’ scorso, ha detto di si’, che sarebbe tornato. Ma tanto non cambia niente, perche’ qualsiasi sia l’esito della sentenza gli hanno comunque rovinato la vita".
Quanto ai rapporti con Berlusconi "condividono lo stesso destino giudiziario perche’ sono stati entrambi castigati perche’ venti anni fa si sono permessi di toccare i fili del potere. Si sono permessi di prendere il posto di chi governava allora, di fare quello che non era riuscito a nessuno prima di loro due. E non gli e’ stato perdonato".
Infine, sostiene che suo fratello Marcello "al massimo e’ stato imprudente a portare Mangano ad Arcore: ma per questo potrebbe solo essere condannato per imprudenza".