In un ottimo articolo di fondo sul Corriere della Sera, Michele Ainis commentava giustamente come sia grande la distanza tra gli annunci del governo Renzi e le questioni effettivamente risolte. Un lunghissimo elenco di iniziative annunciate e magari anche votate dal governo, ma non approvate dal parlamento o, meglio, approvate solo come criteri generali, ma – poiché per attuarle servono centinaia di decreti attuativi e di questi decreti ce ne sono altre centinaia in lista d’attesa – ecco che la palla, tornata al governo, poi sembra sparire nel nulla.
L’annunciata riforma della scuola rappresenta il top di questo disinvolto modo di procedere: riforma promessa, annunciata, confermata, approvata dal governo salvo poi scoprire che non c’è neppure un testo scritto perché la riforma deve essere ancora definita, anche se la “colpa” dei ritardi passerà alle Camere cui è stata passata la materia senza neppure spiegare dove saranno prelevate le necessarie coperture finanziarie né quanto sia la somma effettivamente spendibile.
Non parliamo poi dei decreti emessi “per motivi di urgenza” e che – approvati – ritardano di mesi nella loro attuazione con l’urgenza che si perde per strada. Una materia su cui il presidente Mattarella avrebbe – da buon giurista – ampi motivi per richiamare l’esecutivo. Un Presidente peraltro molto discreto e silenzioso (e lo si sapeva), ma che forse è ora cominci a mettere qualche paletto al governo sul suo modo disinvolto di procedere, anche per non dimostrarsi troppi Renzi-dipendente.
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