"Come si cambia per ricominciare", e’stato intitolato così l’incontro di domenica a Bologna, in occasione della Festa dell’Unita’, dedicato agli italiani all’estero. Numerosi i rappresentanti delle realtà associative europee (Svizzera e Germania in primis), meno, per ovvie ragioni, coloro che provenivano da oltreoceano. Dal senatore Micheloni, ai deputati Porta e Garavini, fino ai membri dei Comites, sono stati tanti i contributi dei presenti. Quasi tutti accomunati dalle preoccupazioni che precedono le imminenti elezioni dei Comites indette per il prossimo dicembre.
Eugenio Marino (responsabile PD per gli italiani nel mondo) ha aperto i lavori. "Il cambiamento negativo delle gestioni politiche precedenti alla nostra non ha certo portato risultati positivi", ha spiegato. "Sminuendo il ruolo degli italiani all’estero" si e’ottenuto poco. Serve invece un "cambiamento positivo che restituisca dignità alle rappresentanze italiane all’estero e alle comunità". E’ ricominciato un "dialogo dignitoso” con "gli italiani all’estero. I ministri si rapportano con le rappresentanze". E questo, secondo Marino, sarà fondamentale per il buon esito delle elezioni dei Comites, che "non vanno politicizzate".
Un’operazione difficile in un contesto che ha visto spesso i componenti dei Comites candidarsi successivamente al ruolo di deputati o senatori.
Entusiasta Silvia Bartolini, coordinatrice consulte regionali per l’emigrazione, che ha presieduto la tavola rotonda. Dopo aver letto la lettera del sottosegretario Giro (che non ha potuto essere presente) ha posto enfasi sulla necessità di "ripensare le istituzioni senza distruggerle". Con "3500 associazioni italiane all’estero, serve più responsabilità", servono dirigenti preparati. Per mantenere "le rappresentanze democratiche oltreconfine: ampie, miste e rappresentative, associative e poco partitiche". Insomma, Bartolni ha invocato una mobilitazione che metta in campo le forze necessarie per una campagna di sensibilizzazione senza precedenti. Gli italiani devono votare.
Tanti i dettagli che appaiono poco chiari ai nostri connazionali all’estero riguardo le elezioni dei Comites che hanno atteso per cinque anni. C’e’chi vorrebbe si rinviassero, per contare con una lista degli elettori realmente completa. Ma i fondi sono disponibili solo per il 2014: posticipare si può, tra quanto si potrebbe ripensare al voto? E in che termini? L’ha ribadito Fabio Porta nel suo intervento, sottolineando l’impegno di un governo che vuole cambiare davvero, tornando a pensare agli italiani all’estero come ad una risorsa e non a una spesa. "Le preoccupazioni vengono espresse dai più vecchi". Non certo dai giovani, ma piuttosto dai "professionisti dell’emigrazione".
Migranti vecchi e nuovi, è ancora vivo il dibattito in merito. Lo ha confermato il Senatore Micheloni. "La realtà non e né bianca né nera. Le rappresentanze con interessi continuano ad esistere. Non rendono servizio all’Italia". Secondo Micheloni, in linea coi suoi colleghi del PD, rinnovare le istituzioni è imprescindibile, se non vogliamo annichilirle, allontanando peraltro i giovani. "La Farnesina sta collaborando attivamente per l’organizzazione del rinnovo dei Comites. Ma questa rincorsa rischia di veder votare una percentuale esigua di italiani, fatto che potrebbe portare a un sempre minore interesse nei loro confronti".
"Non si può fare l’elenco degli elettori in due mesi. Ci vogliono almeno un anno o due". Una bassa partecipazione al voto sarebbe un invito per nulla velato al fine di eliminare il voto all’estero secondo il senatore.
La distanza tra la realtà degli italiani residenti all’estero e i loro rappresentanti non è una novità, ma è apparsa ancor più palese alla Festa dell’Unita’, dove all’entusiasmo di alcuni dirigenti politici ed esperti si sono contrapposte le condivisibili preoccupazioni degli italiani che all’estero vivono da anni. Dalla Garavini, che vede i tagli come qualcosa del passato, ai membri dei Comites di mezz’Europa che si sentono abbandonati a se stessi, fino alle incomprensioni tra i dirigenti del
PD all’estero e la Farnesina.
E’ complesso il quadro generale emerso a Bologna. Se un tempo era l’Italia a cercare i connazionali all’estero, oggi sono gli italiani a doversi attivare per avvicinarsi alle istituzioni: i fondi non ci sono più. Così per votare (a partire dal rinnovo dei Comites) servirà registrarsi. Il voto deve essere interesse del cittadino. Prima di tutto. Anche se gli italiani all’estero sono una grande risorsa, come ha concluso il senatore Tonini. Consolati, istituti di cultura, insegnamento dell’italiano: va tutto ripensato. Ma in fretta. Il brand Italia vale moltissimo e se lo stato non lo valorizzerà prima o poi "ci penserà qualche agenzia", magari promuovendo privatamente l’italianità.
Discussione su questo articolo