Nel clima di generale apprezzamento (pilotato dalla cosiddetta “grande stampa indipendente” di proprietà di banchieri, industriali e finanzieri) del nuovo Governo Monti, non poteva mancare l’ossequio al nuovo Ministro degli Esteri Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata. E’ stato scritto che, finalmente, gli Italiani all’Estero avevano alla guida del ministero che si occupa di loro una persona che aveva sempre dimostrato attenzione ed impegno, nei suoi incarichi diplomatici, verso le comunità locali d’Italiani, e che quindi – presumibilmente – proseguirà ad adottare questo suo comportamento nel nuovo incarico che gli consentirebbe di agire in modo più attivo e concreto di quanto fatto finora.
Noi siamo certamente convinti di ciò, e riteniamo che il neo-ministro (anche in considerazione delle sue ascendenze aristocratiche) voglia mantenere intatta la sua attenzione verso gli Italiani all’Estero, i loro problemi, le loro istituzioni rappresentative (magari presiedendo, come prevede la legge, le prossime riunioni del CGIE). Ricordiamo però a noi stessi che i problemi degli italiani all’estero riguardano due aspetti principali. Il primo è quello istituzionale, che comprende la proposta di legge sulle rappresentanze, già approvata da un ramo del Parlamento; il rinnovo delle elezioni per eleggere Comites e Cgie; la chiusura dei Consolati (che ha suscitato tante proteste in loco). L’altro aspetto è esclusivamente finanziario, e concerne la riduzione notevole delle risorse finanziarie per l’attività dei Comites, per la stampa italiana all’estero, per gli istituti di cultura italiana all’estero, per l’assistenza diretta ed indiretta compresa la copertura assicurativa sanitaria per i connazionali che ne sono privi nel Paese di residenza.
Ora, è bene ricordare che questi “tagli” di fondi sono stati disposti con le leggi finanziarie approvate nei mesi scorsi, e che impegnano non solo il prossimo anno ma anche il successivo. Non crediamo che il nuovo governo – per gli obiettivi inderogabili di riduzione della spesa pubblica per cui è stato costituito, con la previsione di ulteriori tagli alle pensioni, per esempio, ed aumenti vari d’imposte – possa giuridicamente e voglia politicamente rivedere la legge finanziaria già approvata. Quindi, l’assenza di risorse per l’attività degli italiani all’estero durerà probabilmente non solo per il 2012 (cosa scontata) ma forse pure per il 2013. E lo stesso dicasi per l’indizione delle elezioni dei Comites che anch’esse costano molto denaro.
Come concludere, quindi? Ben venga l’apprezzamento morale per le nostre comunità all’estero, la loro attività ed il loro attaccamento alla Madre Patria; ben venga l’attenzione e la presenza alle riunioni degli organismi rappresentativi a Roma ed all’estero. Ma, per i soldi, non c’è niente da fare: quelli sono e quelli devono bastare. A meno che il Ministro si decida ad effettuare trasferimenti di risorse da un capitolo all’altro del suo Ministero, eliminando tanti privilegi e sinecure (dobbiamo fare sacrifici, no? ed allora cominciamo dalla Farnesina!), riducendo anche i costi delle lussuose ambasciate all’estero specie in Europa dove non servono pressoché a niente, per trasferirli ai capitoli negletti della Direzione Generale Italiani all’Estero e Politiche Migratorie dove, fra l’altro, potrebbe cominciare a dividere questa direzione, riservandone una sola ed esclusiva per gli Italiani all’Estero. Ma sarà capace, lui espressione della “casta” (parola che oggi va di moda) della carriera diplomatica ad operare in modo così rivoluzionario?
Per quanto riguarda poi gli aspetti istituzionali, certamente il ministro potrà bloccare la chiusura di quei Consolati non ancora effettuata, e potrà dare il suo parere sulla legge di riforma delle rappresentanze, visto che è ancora pendente in Commissione, recependo i vari ordini del giorno del CGIE. Insomma, vi sarebbe molto da fare anche nei ristretti limiti finanziari esistenti. Dobbiamo allora vedere cosa succede, prima di esprimeremo un giudizio completo.
P.S. Nel corso del dibattito alla Camera, il Presidente del Consiglio Monti – rispondendo ad alcuni parlamentari che gli chiedevano un interesse esplicito per gli italiani nel mondo – ha detto che anche lui ha vissuto l’esperienza dell’emigrazione avendo vissuto per dieci anni a Bruxelles… nel Palazzo Berlaymont, immaginiamo!
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