Sabato, dal primo pomeriggio fino alla sera, chi voleva passare da Ponte Vecchio a Firenze, non l’ha potuto fare. Perché? Il Comune lo aveva affittato alla Ferrari per una cena, in cambio di 120.000 euro, con tanto di Luca Cordero di Montezemolo che e’ arrivato proprio li’, ovviamente in Ferrari, per far da padrino alla serata. Indignati i cittadini e i turisti, cosi’ come riportano le cronache locali dei media, contenti a Palazzo Vecchio per l’incasso, anche se a mio avviso avrebbero potuto chiedere di piu’… Ma non e’ questo il punto: luoghi in cui affittare pezzi di Firenze a dei privati ce ne sono a iosa, anche piu’ belli: infatti, pensiamo ai “ferraristi” seduti sul Ponte Vecchio, cosa vedevano? I negozi chiusi e l’Arno da una parte all’altra per i fortunati che sedevano al centro del ponte. Cosa avrebbero visto (tutti), per esempio nelle terrazze con panorama da mozzafiato del parco Bandini? Immagini che avrebbero fatto gustare un prosecchino come fosse un chianti ben conservato di dieci anni fa. Ma i “ferraristi” sono come quelli che si sentono i piu’ belli e importanti del mondo perche’ portano sotto i pantaloni o il vestito delle mutande che hanno pagato minimo 300 euro. Non solo, ma forse l’affitto del parco Bandini sarebbe costato troppo poco rispetto a Ponte Vecchio, e i nostri “ferraristi” si sarebbero sentiti come quelli che vanno a mangiare la pizza alla Rondinella lungo l’Arno.
Mentre la prodezza dell’amministrazione di Palazzo Vecchio fa il giro del mondo, mi vengono in mente due cose:
1. l’altra sera sono andato anche io ad una cena di “gruppo”, non c’era nessun Luca Cordero di Montezemolo e nessuna auto Ferrari era nel parcheggio della Pubblica Assistenza Humanitas di via San Bartolo a Cintoia. Era nello spazio erboso alle spalle della palazzina dove sono sempre pronte le ambulanze che sopperiscono, grazie ai volontari, alle carenze del Servizio Pubblico Sanitario. I piatti erano di plastica (immagino non fossero dello stesso materiale ieri sul Ponte Vecchio), il cibo era buono e popolare, una bonta’ soprattutto perche’ tutti quelli intorno a me erano vestiti in modo sicuramente diverso dai commensali di Ponte Vecchio, e in diversi erano con le loro tute arancioni pronti alle chiamate d’emergenza. E tutti si raccontavano la vita di tutti i giorni, incluse le esperienze in ambulanza. Chissa’ cosa si raccontavano a Ponte Vecchio… le sfilate in Ferrari col braccio fuori del finestrino, godendo degli occhi sgranati di chi incrociavano, oppure come avevano violato i limiti di velocita’ (altrimenti uno la Ferrari che se la compra a fare, oltre che per farsi vedere, se non per andare oltre i 130 in autostrada e oltre i 90 sulla Fi-Pi-Li?).
2. la prossima volta che alla Ferrari vogliono fare una cena, mi interpellino. A casa mia c’e’ una terrazza di 2×6, al settimo e ultimo piano di un palazzo di Rifredi, da cui si vede Duomo, Forte Belvedere, Palazzo Vecchio e piazzale Michelangelo. Non ci si sta in piu’ di dieci/dodici, ve lo affitto a meno di quando avete dato a Palazzo Vecchio, e i soldi non andranno a finire nella voragine delle casse comunali, ma li daro’ all’Humanitas. E, ovviamente, non ci sara’ nessuno che rimarra’ di stucco per non essere potuto andare nella mia terrazza quella sera, cosi’ come invece e’ accaduto per Ponte Vecchio e, soprattutto, la notizia non rimbalzera’ su tutti i media del mondo ma, al massimo, sul giornalino aziendale della Ferrari.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc, Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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