Diamanti come Benigni. E’ lui l’uomo del record di ascolti: quasi 22 milioni di persone, ieri sera, hanno visto in tv il rigore che ha regalato la qualificazione all’Italia. Santa Lucia, quindi, come Vergaio: la periferia di Prato conquista di nuovo l’auditel. Il trequartista del Bologna e’ uno dei protagonisti della spedizione ucraino-polacca, per le prestazioni in campo, per il palo colpito contro l’Inghilterra e, infine, per il rigore decisivo. Da quando l’Italia e’ arrivata a Cracovia, nel gruppo degli azzurri a chi e’ arrabbiato o a chi ha un momento di tristezza basta guardarlo per farsi passare l’amarezza: Diamanti e’ sempre allegro, sempre sorridente, sempre felice di allenarsi e di giocare. ‘Ventidue milioni? Beh – sdrammatizza – basta vedere il mio numero di maglia…’. Forse perche’ sa bene che questo momento magico della sua carriera non glielo ha regalato nessuno, ma se lo e’ costruito lavorando seriamente e credendoci ogni giorno. La favola del ragazzo che dai campi di periferia, a Fucecchio, in serie D, a Prato in C2 arriva agli Europei, non lo convince e non ci si riconosce. ‘Io credevo che sarei arrivato a giocare in nazionale – racconta – anche quando giocavo in serie D. E’ solo che non lo dicevo in giro, se no mi prendevano per scemo…’.
Dopo alterne fortune l’occasione gliel’ha data il Bologna: lui l’ha ripagato con una stagione da protagonista che ha convinto Prandelli prima ad aggregarlo al raduno azzurro, poi a portarlo in Polonia, quindi a buttarlo nella mischia nei quarti di finale con l’Inghilterra, infine ad affidargli il rigore decisivo. Da bambino, quando giocava nel Santa Lucia a vederlo c’era sempre suo nonno Rodolfo, presidente di quella societa’ che e’ un’eccellenza del calcio giovanile toscano che ogni anno insegna a centinaia di ragazzini i valori dello sport. Rodolfo ieri sera era fra quei ventidue milioni davanti alla tv. A piangere di gioia.
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