Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri, in una intervista all’Espresso parla dell’emergenza immigrazione: “Bisogna convincere quei Paesi che si rifiutano di accogliere una quota di migranti che non è questa la soluzione della crisi. Il fenomeno è permanente e dunque va gestito e regolato. Il continente africano arriverà a una popolazione di due miliardi e mezzo di persone nel 2050 e, lo si voglia o meno, nel futuro i nostri equilibri demografici come quelli del mercato del lavoro e previdenziali dipenderanno direttamente dai flussi migratori".
Per il titolare della Farnesina “bisogna anzitutto rimuovere gli egoismi di buona parte dei Paesi che facevano parte del blocco comunista e poi confrontarci con il Regno Unito che ha fatto della questione migranti il centro del dibattito politico interno per ridiscutere i rapporti con l’Unione Europea. Dobbiamo continuare a premere perché si arrivi a una risposta comune che si fondi sui pilastri sui quali è stata costruita l’Europa, a cominciare dalla libertà di circolazione delle persone. Chi dice che la soluzione è ridiscutere Schengen e rafforzare i confini nazionali con muri e filo spinato dimentica che l’Europa è nata per abbattere tutti i muri e ne mette in discussione l’esistenza futura".
Gentiloni parla quindi della strategia ad adottare: "Intanto, evitiamo che muoiano in mare. Poi, li accogliamo e cerchiamo di gestire i flussi insieme a tutti quelli che sono d’accordo con questa impostazione. Infine, cerchiamo di introdurre il principio secondo cui chi ha diritto all’asilo non entra in un singolo Paese ma in Europa. Questa novità rivoluzionaria andrebbe accompagnata da una serie di paletti che vanno dalla difesa dei confini esterni Ue, alla distribuzione degli arrivi per evitare squilibri nella ripartizione dei migranti fino a politiche comuni per i rimpatri forzati".
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