Per le piccole e medie imprese italiane è come se qualcuno avesse spento la luce. Ormai non fallisce più solo chi doveva fallire: stanno sparendo anche aziende sane, quelle che potevano farcela, quelle che avrebbero potuto conquistare sempre più fette di mercato, con le loro idee e intuizioni. Avrebbero potuto, se non avessero trovato le porte delle banche sempre chiuse.
L’accesso al credito complica moltissimo la possibilità di crescere, per le Pmi italiane. La banche chiudono i rubinetti, hanno paura: alle banche non piace il rischio. E gli imprenditori, che invece rischiano per definizione, non ce la fanno più ad andare avanti col peso della crisi solo sulle proprie spalle.
Dunque? Molte imprese chiudono e si spostano all’estero. Nell’Europa dell’Est, magari, ma anche più lontano. Come in Sud America, per esempio, in Brasile, Paese che cresce a vista d’occhio, o in Argentina, dove la mano d’opera e il costo del lavoro non incidono così tanto sui bilanci dell’impresa.
E’ ciò che vengo spiegando da tempo: una delle soluzioni da proporre alle imprese italiane per sopravvivere e crescere è proprio l’Argentina. I "piccoli" imprenditori italiani qui in Argentina scoprirebbero davvero l’America. E traformando le materie prime argentine, con il know how e i macchinari italiani, potrebbero rivendere i prodotti finiti sul mercato mondiale, oltre che su quello italiano.
Non c’è più molto tempo, il mondo si muove a una velocità che non consente incertezze: dove le condizioni di lavoro sono appetibili arrivano in tanti, cominciano i più audaci, i più ambiziosi, poi vale il passaparola. E noi stiamo passando parola ai nostri connazionali, pronti a sostenerli e a facilitare il loro inserimento produttivo e personale attraverso la nostra organizzazione sul territorio. Il "Cresci – Italia" da noi non è solo uno slogan, ma un augurio di sicuro successo.
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