Mario Borghese, senatore e vicepresidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, a proposito del decreto sulla cittadinanza ius sanguinis votato nei giorni scorsi all’unanimità dal Consiglio dei ministri, in una nota dichiara: “Il decreto legge sulla cittadinanza va modificato nella sostanza e sono fiducioso avvenga, perché si è aperto un proficuo dialogo con il governo”.
“Spero che vengano accolti i miei due emendamenti – prosegue il senatore – che mirano a mantenere lo ius sanguinis, garantendo la trasmissione della cittadinanza a figli e nipoti e a dare uno stop alla cittadinanza facile. Dando peraltro così soluzione al grave problema che ingolfa Consolati e Tribunali di pratiche di persone che chiedono un passaporto per viaggiare per il mondo.
Senza modifiche al decreto, un cittadino italiano, non nato in Italia, non può più trasmettere la cittadinanza al proprio figlio.
Incredibile che io che amo l’Italia, che sono cresciuto nell’associazionismo e nel volontariato italiano e che ho studiato in una scuola paritaria, non possa trasmettere la cittadinanza ai miei figli. Una negazione palese dello ius sanguinis in favore di una sorta di ius soli che nella legislazione italiana non esiste.
Il mio esempio è indicativo di un errore che colpisce la maggior parte di italiani che vivono nel mondo, cui bisogna porre rimedio.
In qualche caso – sottolinea Borghese – si rischia persino l’apolidia per i figli nati da cittadini italiani all’estero, davvero un paradosso insostenibile.
Credo che i colleghi della Commissione Affari costituzionali se ne siano resi conto e spero che la questione sarà risolta. Una cosa è fermare gli abusi su cui siamo tutti d’accordo, altra – conclude – è colpire diritti costituzionalmente garantiti”.