Ho reso omaggio a papa Francesco a casa Santa Marta. Sembrerà strano per alcuni, ma quella dello scorso 22 aprile è stata l’occasione in cui gli sono stato più vicino.
Mentre per i miei “precedenti vaticani” ho avuto più occasioni di essere vicino Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con Francesco non ho avuto questa consuetudine.
Non nascondo che per quello che riguarda l’azione pastorale di Francesco ho avuto non poche perplessità, pur apprezzando alcuni suoi gesti di vicinanza ai più deboli e ai più poveri, che ho trovato molto belli.
Credo che Bergoglio fosse un uomo molto complesso, lui a questo faceva riferimento in alcune sue dichiarazioni. Un uomo che era cresciuto in un’epoca particolare, di sconvolgimenti anche per quello che riguardava la sua congregazione, i gesuiti.
Malgrado in Argentina da alcuni fosse considerato un conservatore, è sembrato nel suo Pontificato allinearsi con alcune delle richieste di parte progressista, pur contraddicendo queste sue posizioni con altre di marca molto più conservatrice.
Questo mi ha confermato la complessità della sua psicologia, che credo fosse molto più chiara a coloro che si trovavano a collaborare con lui a porte chiuse (stando a numerose voci che mi sono giunte).
Aveva degli aspetti affascinanti papa Francesco, sapeva sintetizzare il suo pensiero in definizioni accattivanti ed era molto attento alla devozione popolare. Ma per altro verso, come detto prima, era figlio di un’epoca di cui incarnava alcune contraddizioni che esprimeva con atteggiamenti che alcuni hanno giudicato come controversi.
Devo dire che mi è dispiaciuto non averlo visto da vivo così da vicino, avendo soltanto potuto pregare davanti ad un corpo ferito dalla morte.
Era il Papa, e come tale va omaggiato e si deve pregare per lui.
Davanti alla morte mi trovo sempre attonito, che sia di un Papa o di una persona semplice. Ho pregato che non manchi a lui quella misericordia di Dio che nei suoi insegnamenti aveva costantemente evocato.