Ha completato nella notte la sua marcia trionfale che ha lasciato stupiti e perplessi i francesi, innamorato gli americani e gli inglesi e dimostrato che la critica italiana non sa neanche giudicare del valore di ciò che commenta e, per conseguenza, dare utili linee di condotta a chi voglia cimentarsi con un cinema che sia di valore ma anche di successo.
Dopo il Golden Globe ed il BAFTA e dopo tre lustri di digiuno amaro ed ostinato per il cinema tricolore, “la grande bellezza” ci riporta in cima alla classifica del cinema mondiale, con un Oscar atteso e combattuto, che Paolo Sorrentino, l’autore, ha condiviso con il produttore ed il protagonista ed ha dedicato a Fellini e Scorsese, ma anche a Maradona, esempio di salite verticali e discese disastrose, metafore di un’arte che non sa adeguarsi alla vita e, nel bene e nel male, è sempre imprevedibile e fuori dal coro.
Ha detto Sorrentino, emozionatissimo, salito sul palco del Dolby Theter insieme a Tony Servillo e al produttore Giuliano: "Grazie a Toni e Nicola, grazie agli attori e ai produttori. Grazie alle mie fonti di ispirazione, i Talking Heads, Federico Fellini, Martin Scorsese, Diego Armando Maradona, che mi hanno, tutti, insegnato come fare un grande spettacolo”. Ed ha aggiunto con la voce rotta dalla commozione che è lo spettacolo alla base del cinema e che è possibile raccontare la bellezza solo se si sono conosciute città come Napoli e a Roma e persone come la moglie Daniela, da cui ha avuto due figli, ma soprattutto il giusto equilibrio in un universo completamente squilibrato.
Intanto impazzano i festeggiamenti sui social media, ed arriva, puntualissimo, il messaggio di Giorgio Napolitano, che scrive: "Si è giustamente colto nel film di Sorrentino il senso della grande tradizione del cinema italiano e insieme una nuova capacità di rappresentazione creativa della realtà del costume del nostro tempo. E’ uno splendido riconoscimento, è una splendida vittoria per l’Italia".
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