Il comandante Schettino è in aula. Nervoso e impacciato, ha continuato a mangiarsi le unghie e a inviare sms con il suo telefonino. Il comandante della Costa Concordia ha addosso gli occhi dei cinquecento testimoni presenti in aula. L’incidente probatorio dura tre giorni, si concluderà domani. Ieri hanno parlato i periti della Procura; oggi tocca agli esperti; domani la giornata conclusiva. Solo a questo punto gli avvocati di parte civile potranno prendere la parola. Sono centoventisei con cinquanta consulenti.
I periti della Procura hanno fornito risposte alle cinquanta domande affidate al Gip Valeria Montesarchio. Il processo si svolge a porte rigorosamente chiuse. Grosseto città blindata. Il centro è interdetto a pedoni e automobili. Traffico bloccato nei dintorni del teatro Moderno, che guarda le mura medicee del capoluogo della Maremma. I giornalisti costretti oltre le transenne, l’ingresso del teatro è vietato. Sette postazioni televisive all’aperto, protette da ombrelloni e improvvisati gazebo, in una giornata di pioggia insistente, non il diluvio annunciato dai metereologi, per fortuna. Giornalisti e cine operatori sono arrivati qui da ogni parte del mondo. La città ha smarrito di conseguenza l’aspetto abituale di tranquillo centro di provincia. Il teatro Moderno è la location dell’incidente probatorio sulla scatola nera della Costa Concordia. Pilotata dall’arroganza e dalla superficialità, come in un assurdo tragico gioco, la Costa Concordia andò a sbattere contro la scogliera delle Scole, all’Isola del Giglio, il 13 gennaio di quest’anno. Sei mesi fa morirono trentadue persone. Quello che resta della Costa Concordia, sventrata dall’urto e giacente morta, è ancora lì davanti all’Isola del Giglio. Esattamente dove è avvenuto il cozzo della morte. Si lavora alla sua messa in sicurezza, prima di passare all’installazione di quattro basamenti ancorati al fondale, che saranno poi agganciati a sedici fasci di acciaio. Effettuata la tensione dei cavi, i resti della nave da crociera riacquisiranno la verticalità. Sei piattaforme da costruire sottacqua consentiranno alla nave di galleggiare, attraverso i cassoni.
Francesco Schettino è stato fatto entrare in teatro attraverso un ingresso secondario. Una scelta opportuna per sottrarlo alla curiosità di centinaia di persone presenti all’esterno del Moderno e alle invettive di chi avrebbe voluto dirgliene quattro. “La verità deve essere ancora appurata”, così si è rivolto Schettino a Luciano Castro, uno dei primi naufraghi ad essere salvato in quella notte di morte all’Isola del Giglio. “Io ci metterò la faccia”, ha assicurato il comandante, visibilmente nervoso. Alcuni parenti dei naufraghi si sono rivolti a lui con espressioni che suonano più o meno così. “Le responsabilità non sono solo di Schettino, ci sono altre cose di cui qualcuno dovrà rispondere”. Ovvero, la società di navigazione Costa Crociere.
Nella prima giornata dell’incidente probatorio, dure parole hanno espresso i legali del Codacons. “Il processo è falsato dai costi”, ha denunciato l’avvocato Giuliano Leuzzi. “Ogni naufrago avrebbe dovuto spendere più di trentamila euro per poter aver copia dei supporti informativi su cui basare la propria difesa. Una norma abnorme che determina disparità e disquilibrio tra accusa e difesa”. Come scandalo nelle scandalo è niente male: chissà quanti altri buchi neri emergeranno in sede dibattimentale. “I periti si sono limitati all’indagine solo sulla nave, non pensando che trentadue persone sono morte”. La mossa a sorpresa l’ha fatta il legale del comandante Schettino. L’avvocato Bruno Leoporatti ha chiesto di prendere in considerazione la posizione del timoniere indonesiano che seguiva gli ordini del comandante della nave. L’esame dell’audio rileva che il timoniere “non esegue prontamente quanto ordinato dal comandante, sbaglia le direzione di accostata, quando il comandante decide di passare barra al centro fino a venti gradi barra a sinistra: il timoniere va a dritta fino a venti gradi, come se avesse inteso dritta al posto di sinistra. Riporta barra a sinistra con ritardo”.
Il Gip Valeria Montesarchio ha valutato l’eccezione proposta dal legale di Schettino. A questo punto, si è resa necessaria la sospensione della discussione. Il break è durato un’ora. Intanto, l’avvocato Michelina Soriano, legale di sette naufraghi bolognesi, ha comunicato che i suoi assistiti hanno rinunciato al risarcimento proposto da Costa Crociere. Trentamila euro. “Abbiamo querelato, ma la Procura di Grosseto, ad oggi, ancora non ha iscritto la compagnia nel registro degli indagati. Finora non abbiamo visto niente, laddove i naufraghi risultano colpiti mentalmente e fisicamente”. Questo è il processo dei punti neri, non solo della scatola nera. Si spera che la verità venga accertata al termine dell’incidente probatorio. Domani è il giorno.
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