Dopo la P3, la P4, l’affare Scajola e quello Penati, è arrivato il caso Lusi ad allargare le critiche al sistema dei partiti, con una delusione degli italiani verso la politica, che tocca il record del 56%. Quindi, più di un italiano su due la pensa come Cacciari, che a “In onda” su La7, sabato pomeriggio, ha detto che il problema è a monte e riguarda il fiume di denaro, con controlli laschi o nulli, che arriva ai partiti, nonostante un referendum disatteso che si era espresso sul finanziamento pubblico dei partiti in modo negativo.
L’incredibile flusso di denaro ai partiti (si calcola più di un miliardo di euro negli ultimi dieci anni), è alla base, secondo i più, di atteggiamenti fraudolenti come, ad esempio, è successo per la Lega, che ha investito pericolosamente le sue quote in paradisi fiscali. Trattandosi di soldi pubblici lo stupore e l’indignazione sono comprensibili, specie in un periodo in cui tutti sono chiamati a fare sacrifici.
Come scrive Renato Mannheimer su La Stampa, i sondaggi attuali dimostrano che l’italiano medio non si limita a desiderare solo una riallocazione o un mutamento di facciata delle forze politiche che oggi conosciamo; ma richiede, invece, una vera e profonda revisione nei comportamenti e negli atteggiamenti verso lo Stato e i cittadini. Pena l’ulteriore crescita della disaffezione dalla politica e della astensione potenziale che, come si sa, oggi coinvolge addirittura quasi metà degli elettori.
In questo clima esce il libro edito da Longanesi “Farla Franca”, scritto dal magistrato del pool di “Mani Pulite” Gerardo Colombo, con il giornalista Franco Marzoli, in cui, a venti anni dalle indagini che portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti, ci dice che nulla è davvero cambiato, anzi.
Allora, furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio e i reati scoperti dalle inchieste condotte da un pool della procura della Repubblica di Milano suscitarono una grande indignazione nell’opinione pubblica e di fatto rivoluzionarono la scena politica italiana. Partiti storici come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano, il Psdi, il Pli sparirono o furono fortemente ridimensionati. Ma oggi le cose sono forse addirittura peggiori, con una sinistra che non ha mai saputo comprendere che “l’avversario” non è né solo Bossi, né solo Berlusconi, anche se sono stati grandi interpreti della “zona grigia” italiana. E neanche, andando indietro nel tempo, quell’avversario può essere l’Andreotti ritratto da Sorrentino. Il suo volto di oggi può essere e intravisto nelle enormi concentrazioni di potere economico e nei mezzi di comunicazione di cui spesso si dispone, ma anche in una amministrazione dei soldi pubblici priva di ogni regola e disciplina. La necessità di uscire dal degrado civico è impellente, ma il cambio di mentalità è faccenda di lunga durata: una combinazione creativa di realismo e utopia ma che,in sede politica, non trova ancora personalità capaci di convertire il bisogno in diritto e l’illegalità in deprivazione sociale. Ed anche in campo sociale e nella vita personale di ciascuno, stenta, purtroppo, a prendere piede, in un’Italia in cui ciascuno crede di essere più furbo se non paga né tasse né abbonamento televisivo, parcheggia in doppia fila e si guarda bene dal pagare il tram.
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