Il Messaggero intervista sul caso embrioni il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il cui pensiero va alle donne. A quelle coinvolte nella vicenda dell’ospedale Pertini di Roma, a quelle che hanno avuto un figlio con la fecondazione assistita e ora, sull’onda dell’emozione, sono sfiorate da paure e dubbi, a quelle che si stanno sottoponendo al trattamento. "Penso al loro dolore, al dramma che stanno vivendo" dice il rappresentante dell’esecutivo.
La Lorenzin ha una priorità: "Voglio fermare la psicosi anche se capisco i timori. Ma questo è stato un caso e sarà anche l’ultimo. Da noi, in Italia, la rete dei centri per la fecondazione assistita funziona e funziona bene". "Mi metto al posto della donna che aspetta i gemelli e di quella che, invece, non è riuscita nella gravidanza. Se avessi in grembo i bambini li sentirei miei. Se vivessi il fallimento della tecnica avvertirei il dramma in modo lacerante. Una vittima. Perché penserei che, in altre condizioni, potrei essere una donna in felice attesa. Nessun giudizio". Il centro del Pertini ora è stato chiuso, e per le donne che sono in trattamento quale futuro adesso? "Ho pensato a loro. Sono quattro che si stanno sottoponendo alla stimolazione, verranno seguite secondo i tempi e le modalità corrette fino al trasferimento degli embrioni".
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