Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera e Coordinatore dei dipartimenti PdL, è convinto che non sia affatto complicato abolire per sempre l’imposta sulla prima casa, la tassa più odiata dagli italiani. Per quanto riguarda l’Imu, infatti, secondo Capezzone “vanno ribadite due cose: la prima, l’abolizione su prima casa e agricoltura e’ fattibilissima. Costa solo 4 miliardi, cioe’ la duecentesima parte della spesa pubblica nazionale; la seconda, l’Italia non e’ un Paese a sovranita’ limitata. Lo sappiano i tecnici dell’Fmi e anche i funzionari italiani loro abituali interlocutori".
Si dovrebbe riflettere, piuttosto, sui dati che arrivano dall’Istat, secondo cui nel 2012 la spesa media mensile per famiglia ha subito una contrazione record del 2,8% rispetto all’anno precedente (-3% la spesa non alimentare), il calo più accentuato dal 1997. E nel 2009 non andava meglio, anche se in quell’anno la spesa delle famiglie era scesa “solo” dell’1,7%. Dai dati si evince anche, sottolinea Capezzone, che sono le famiglie “con i livello di consumo più elevati” a diminuire la propria spesa. Dunque, è davvero “impensabile che tutto ciò non abbia un impatto estremamente negativo sulle prospettive di ripresa dell’economia italiana. Ed è impensabile che uno dei fattori scatenanti non sia stato proprio l’Imu sulla prima casa”.
Forse è vero che in nessun Paese al mondo esiste una esenzione sulla prima casa, ma va anche detto che solo Italia esiste una altissima pressione fiscale, fa notare il presidente della Commissione Finanze, che sottolinea: “Nel 2009, cioè prima dell’introduzione dell’Imu, la tassazione, sia diretta che indiretta, sui patrimoni immobiliari in Italia era in linea con la media Ocse, e leggermente superiore se si considerano gli Stati dell’Eurozona e dell’Ue aderenti all’Ocse. E riguardo la prima casa, vanno ricordate le diverse caratteristiche socio-economiche dei vari Paesi: in un Paese come l’Italia, in cui ormai circa l’80% delle famiglie è proprietario dell’abitazione principale, ha un effetto ben diverso che in Germania o in Francia, dove lo sono rispettivamente il 44 e il 58% delle famiglie. Dunque, lo dico con rispetto: basta con l’inganno di prospettare come alternative tra di loro l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e la riduzione delle tasse sul lavoro. Basta con i giochetti di sponda con i funzionari di organismi internazionali. Piuttosto, occorre concentrarsi su maggiori tagli alla spesa per abbassare le tasse, riequilibrando la nostra strategia di risanamento, finora quasi interamente sulle spalle di famiglie e imprese, mentre troppo poco ha fatto lo Stato per dimagrire”.
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