Acque agitate in casa Pd sul caso Cancellieri-Ligresti. Le posizioni all’interno dei gruppi parlamentari democratici si fanno sempre più variegate e le ultime rivelazioni giornalistiche non fanno altro che innalzare ancora di più il livello di guardia. C’è chi chiede le dimissioni del guardasigilli, chi dice che al suo posto avrebbe fatto un passo indietro, chi chiede a Letta di risolvere la situazione. Il più agguerrito, tra i big del partito, è sicuramente Giuseppe Civati, che fin dall’inizio di questa vicenda ha chiesto che il ministro facesse un passo indietro. Il candidato alla segreteria del Pd, ieri, è tornato a chiedere un voto sulla linea che dovrà tenere il partito e ha lanciato un appello a Matteo Renzi affinché si schieri ufficialmente per le dimissioni della Cancellieri. Il sindaco di Firenze, dal canto suo, non ha mai nascosto perplessità sulla vicenda e le parole da lui pronunciate la scorsa settimana ("Se fossi stato segretario del Pd avrei chiesto le dimissioni") ancora risuonano nei corridoi di Palazzo Chigi e largo del Nazareno. Oggi uno dei fedelissimi del sindaco di Firenze, Ernesto Carbone, è tornato all’attacco: "La Cancellieri dovrebbe dimettersi. Sono sicuro che non abbia commesso reati, non dico debba essere punita, ma le sue dimissioni sarebbero utili a tutti".
Ma oggi è stato il turno anche di Gianni Cuperlo, il più ‘governista’ tra gli aspiranti leader del Pd, che si è rivolto direttamente al premier Enrico Letta: "Penso che, alla luce di quello che sta accadendo, sia utile che il ministro, con il presidente del Consiglio, verifichi se ci sono ancora le condizioni per andare avanti con serenità nel suo ruolo di guardasigilli". La situazione è ingarbugliata. Un caso che sembrava chiuso si è prepotentemente riaperto e il Pd sta cercando una soluzione per uscirne nella maniera più unitaria possibile. Mercoledì prossimo è previsto il voto alla Camera sulla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle. La riunione del gruppo democratico, che sarà decisiva, è convocata per martedì. "Noi siamo al governo – afferma Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd – non possiamo arrivare a votare una mozione di sfiducia delle opposizioni, anche perché questo implicherebbe l’interferenza del ministro per la scarcerazione della Ligresti che noi non vediamo. Resta tutta l’inopportunità della telefonata". Da accantonare l’ipotesi che il Pd possa votare a favore della mozione di sfiducia dei grillini: lo stesso Renzi ha fatto sapere che i suoi deputati rispetteranno quella che sarà la decisione del gruppo. Più probabile, invece, che le pressioni, soprattutto nel caso in cui continuino le tensioni interne, si sposteranno sul premier e sullo stesso guardasigilli. Se si capirà che il Pd rischia di non reggere l’onda d’urto della vicenda e che le conseguenze potranno ricadere sul governo, non è escluso che possano arrivare decisioni pesanti direttamente da Palazzo Chigi.
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