Roma – Pronto a “mettersi a disposizione di una città come Roma” e a credere nuovamente nell’idea di organizzare delle primarie anche nel centrodestra “così come era stato proposto nel 2012 con il Pdl, iniziativa che poi naufragò e causò la rottura con la maggioranza di Alemanno”. All’origine dello strappo tra Fabrizio Santori, oggi consigliere regionale del gruppo Misto e a capo della commissione Sicurezza durante la giunta dell’ex sindaco oggi indagato per associazione mafiosa, ci sarebbe stato quindi un motivo puramente politico e non l’esigenza di allontanarsi dalle situazioni poco chiare che erano proprio dietro al tema della sicurezza, come verrebbe da pensare in seguito ai recenti fatti di Mafia Capitale.
Santori, l’inchiesta sul malaffare capitolino racconta gli intrecci tra l’amministrazione di Gianni Alemanno e gli affari legati alla gestione dei campi rom e di tutte le problematiche connesse al tema sicurezza. Eppure sia lei che altri esponenti politici continuate a chiedere a gran voce le dimissioni di Marino che, al momento, sembra immune da implicazioni dirette.
“A mio avviso questo sindaco è delegittimato e non dovrebbe andare avanti. A prescindere dalle questioni legate alle responsabilità penali, che comunque dovrà accertare la magistratura, ci sono almeno dieci motivi per i quali Marino dovrebbe dimettersi, motivazioni che ho ripetuto più volte pubblicamente e che sono state pubblicate anche dal vostro quotidiano nei giorni scorsi. Tra questi punti, almeno sei sono legati a quella che viene chiamata ‘mafia Capitale’. Solo per citare alcuni esempi, è stato il sindaco Marino a nominare quello stesso responsabile trasparenza attualmente indagato, è stato Marino a dire di non aver mai incontrato Buzzi nonostante le foto lo abbiano smentito. È stato ancora Marino a prendere soldi dalla cooperativa 29 giugno che diceva di non conoscere e, infine, ancora lui ha approvato la delibera per assegnare una sede a quella stessa cooperativa, senza considerare poi gli esponenti della sua giunta che sono finiti tra gli indagati”.
Nessuno di loro, però, è indagato per associazione di stampo mafioso. Bastano le situazioni che ha esposto per sciogliere un Comune?
“Ci sono situazioni fumose che sono direttamente collegate a Marino, anche se lui ora si erge a cittadino pulito e rinnova la giunta. I cittadini hanno dichiarato più volte e in più sedi di desiderare il rinnovamento di tutto il Campidoglio, solo il Pd ora se lo tiene stretto, non si sa bene per quale motivo visto che lo aveva scaricato fino a ieri. Mafia o non mafia Marino è un incompetente, avevamo già organizzato un’iniziativa per ottenere una mozione di sfiducia che chiedesse le dimissioni di Marino, è palese e sotto gli occhi di tutti la sua incapacità di governare”.
Lei è stato sempre uno dei grandi accusatori dell’ex sindaco e ha spesso alzato la voce contro le promesse non rispettate della campagna elettorale, ma ha anche ricoperto il ruolo di capo della commissione Sicurezza. Come è possibile che chi, come lei, aveva ricoperto dei ruoli chiave all’epoca della maggioranza di Alemanno, non avesse visto quanto stava accadendo?
“Non avevo fiutato nulla di tutto quello che è avvenuto, o che sarebbe avvenuto secondo la magistratura, visto che il legame con Alemanno è ancora tutto da dimostrare. Di fatto non era possibile pensare a una cosa del genere, a una rete così vasta”.
È impossibile non pensare, però, che il suo uscire dalla maggioranza fosse legato al fatto che, invece, avendo saputo quanto stesse accadendo, avesse deciso di tirarsene fuori…
“No, assolutamente. Ripeto, non era possibile ipotizzare qualcosa di così grande. Avevo visto fiumi di denaro scorrere per alcune questioni legate all’emergenza sicurezza e, come è noto, ho denunciato questa situazione molte volte e in occasioni pubbliche. Ho alzato più volte la voce su come venissero spesi tanti soldi per i campi rom mentre mancavano i fondi per le questioni che, invece, erano state garantite in campagna elettorale. Tutto questo non mi ha fatto stare sereno ed è nata da qui la mia decisione di abbandonare la maggioranza. Avevo ripetuto più volte che non stavamo rispettando gli impegni presi con i cittadini, anche all’interno del Pdl, ma alla fine ho ritenuto necessario uscire dalla maggioranza. Si è trattato di una scelta politica”.
La sua storia politica è fortemente legata al territorio romano. Si candiderà come sindaco, in caso di elezioni?
“In questo momento è prematuro parlare di candidatura. Marino è spalleggiato da Renzi e da Alfano che ha nominato una commissione prefettizia inutile, serve solo per galleggiare. Sono disponibile a fare il sindaco, governare Roma è un lavoro difficile ma anche molto bello e io sono pronto a essere un umile servitore e a mettere tutta la mia esperienza a disposizione della città. Però, ripeto, è prematuro parlare di voto, bisogna prima capire che cosa bisogna fare nel centrodestra”.
Rilancerà il tema delle primarie anche a destra?
“Credo nell’idea di organizzare delle primarie anche nel centrodestra, mi ero già candidato a quelle famose primarie nel Pdl che poi non si sono mai svolte. Anche questo è stato uno degli aspetti che ha contribuito a farmi uscire dal partito, ho preferito abbandonare il Pdl perché vedevo che non c’era la volontà di rinnovare. Le primarie promesse non furono mai organizzate e il programma di Alemanno non era mai stato rispettato, c’erano soldi per i campi nomadi ma non per gli anziani e gli indigenti, uscire dal partito è stata una scelta politica inevitabile per me”.
Proprio ieri Marino ha annunciato i nuovi nomi in giunta. Nominare nuovi assessori può rappresentare un punto di inizio?
“Appena arrivata il nuovo assessore ai servizi sociali, Danese, ha detto che saranno assegnate nuove case ai nomadi, è un provvedimento che non potremo accettare, ci sono delle graduatorie di persone che attendono per l’assegnazione di una casa e sarebbe illegale passare avanti a queste persone. I cittadini romani non riescono a concepire tutto questo, scatenerebbe proteste già viste, i romani si sentono cittadini di serie B, anziani e disabili non hanno risorse dalle istituzioni mentre per i nomadi si parla di nuove case”.
Non la convince nemmeno l’arrivo di un magistrato antimafia come Sabella con l’incarico di assessore alla Legalità?
“Bisogna vedere se ha le giuste capacità amministrative. Per governare Roma serve una forte capacità di ascolto della gente e concretezza nell’applicazione. Non ho capito di che cosa si occuperà visto che le norme ci sono già e sono ben precise, il problema è nel controllo e questo è un compito del sindaco, il fatto che abbia attribuito questo ruolo a un giudice antimafia mi sembra solo un atto propagandistico. Finora, di fatto, chi è venuto dalla magistratura non ha mai lavorato bene, abbiamo visto De Magistris che è stato un disastro a livello amministrativo. Vediamo che cosa può fare Sabella di concreto, ben venga ogni cosa positiva, però bisogna riflettere sul fatto che la politica si è ridotta a chiedere aiuto alla magistratura”.
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