“Per lungo tempo nel nostro Paese non si e’ avuta da parte della maggioranza degli economisti, degli opinionisti e dei media la percezione dello stato di dissesto e/o della cattiva gestione di diversi istituti bancari italiani. Il nostro sistema bancario nel suo complesso ha dimostrato durante la lunga recessione economica doti di resilienza non comuni nonostante la crescita delle sofferenze. Abbiamo istituti solidi, che hanno inoltre quantitativi irrilevanti di titoli cosiddetti di livello 3 (derivati e simili) nei propri bilanci, a differenza di altri Paesi europei molto bravi a scrivere le regole comuni, meno bravi a rispettarle”. Cosi’ Matteo Renzi, in un intervento su Il Sole 24 Ore.
“Per quanto riguarda le Popolari, alcune banche piu’ strutturate e meglio gestite sono riuscite a superare la crisi, altre invece hanno vissuto o stanno tuttora vivendo profondi dissesti. Ma una domanda di fondo gli esperti dovrebbero porsela. Che cosa sarebbe potuto accadere al sistema bancario italiano, anche in termini di rischi di contagio e di panico tra i risparmiatori, se il Governo non avesse prontamente realizzato la riforma delle Banche popolari?”, prosegue l’ex premier.
“Che cosa sarebbe potuto succedere se la governance delle Popolari non fosse stata finalmente modificata, ponendo cosi’ fine a quel modello di vertici auto-referenziali, superpagati e immodificabili nel tempo che ha favorito anche diversi casi conclamati di mala gestio? Abbiamo operato tale cambiamento sia perche’ convinti che il modello delle Popolari, nel caso degli istituti di maggiori dimensioni, fosse ormai obsoleto da tempo, sia perche’ si riteneva che, in assenza di una urgente riforma, diverse banche visibilmente mal gestite avrebbero potuto completamente collassare in tempi brevi, penalizzando dunque non solo gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati ma anche un numero enorme di obbligazionisti ordinari e depositanti”, sottolinea ancora Renzi.
“Una cosa e’ certa. La riforma delle Popolari scardina il potere di rendita dei potentati locali e tutela i risparmiatori garantendo i depositi, oltre che i posti di lavoro dei dipendenti delle banche stesse. Come nel caso della poverta’ o del Jobs Act, anche nel caso della crisi delle banche e’ facile parlare al bar o movimentare i talk show. E’ piu’ difficile invece affrontare seriamente i problemi, metterci la faccia e cercare delle soluzioni concrete. Il mondo del credito – osserva – dovra’ cambiare ancora e la rivoluzione digitale trasformera’ il modello di business, lo sappiamo. Ma questa sfida va giocata a viso aperto. Noi lo possiamo fare perche’ non abbiamo scheletri nell’armadio, anzi: aspettiamo con curiosita’ che il Parlamento approvi finalmente la commissione d’inchiesta sulle banche. Sara’ interessante andare a capire in questi dodici mesi le vere responsabilita’, a tutti i livelli istituzionali e politici: i dodici mesi che ci separano dalla fine della legislatura consentiranno un lavoro serio e sistematico, ne sono certo. Per me, per noi, la parola trasparenza e’ un concetto irrinunciabile. Spero lo sia anche per tutti gli altri partiti e soggetti coinvolti”, conclude Renzi.
Discussione su questo articolo