"Il capitalismo sfrenato sembra ormai dare il meglio di se’ non nel risolvere i problemi, ma nel crearli, dissolvendo il proprio storico legame con il lavoro, il lavoro stabile, e preferendo ad esso il lavoro-campeggio: si va dove momentaneamente l’industria sta meglio come se l’altro’ non esistesse. E per ‘l’altro’ e’ in primo luogo da intendersi proprio il lavoratore". Lo dice il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella sua prolusione per l’apertura del Consiglio Episcopale Permanente. Per Bagnasco "la ‘fluidita’ di valori, relazioni e riferimenti, non impedisce affatto e semmai favorisce il formarsi di coaguli sovrannazionali talmente potenti e senza scrupoli, tali da rendere la politica sempre piu’ debole e sottomessa. Mentre invece dovrebbe essere decisiva, se la speculazione non avesse deciso di tagliarla fuori e renderla irrilevante, e quasi inutile. Ed e’ quel che sembra accadere sotto gli occhi attoniti della gente". Per Bagnaso, invece, "al di la’ di ogni ventata antipolitica, va detto che la politica e’ assolutamente necessaria, e deve mettersi in grado di regolare la finanza perche’ sia a servizio del bene generale e non della speculazione. Non e’ possibile vivere fluttuando ogni giorno nella stretta di mani invisibili e ferree, voluttuose di spadroneggiare sul mondo. Il dubbio – osserva – e’ che si voglia proprio dimostrare ormai l’incompetenza dell’autorita’ politica rispetto ai processi economici, come se una tecnocrazia transnazionale anonima dovesse prevalere sulle forme della democrazia fino a qui conosciuta, e dove la sovranita’ dei cittadini e’ ormai usurpata dall’imperiosita’ del mercato". Infine, auspica: "Desidereremmo chiedere alla classe intellettuale del nostro Paese di voler accettare un libero confronto su simili istanze. Che si riconsiderassero parole antiche, ma sempre attuali e urgenti: esse fanno parte dell’uomo stesso e del suo destino, come vita e famiglia, lavoro e partecipazione, liberta’ e relazione, politica e rappresentanza".
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